I toscani rinunciano ad alcolici, dolci, salumi, pesce e carne per far quadrare i conti. I rincari dei prezzi con l’inflazione record hanno costretto più di un toscano su due (52%) a tagliare il cibo a tavola in quantità o in qualità, con un effetto dirompente che grava soprattutto sui nuclei a basso reddito. E’ quanto emerge dal primo rapporto Coldiretti/Censis “Gli italiani e il cibo nelle crisi e oltre”. Per effetto delle difficoltà economiche e del caro alimenti le famiglie della nostra regione spenderanno 500 milioni di euro in più all’anno, 775 euro in più a nucleo, considerando dell’indice dell’inflazione dei prodotti alimentari e delle bevande analcoliche che ad ottobre ha raggiunto il 13,9%. La spesa totale annuale per i generi alimentari e bevande analcoliche passa da 5.621 euro del 2021 agli attuali 6.396 euro secondo l’elaborazione di Coldiretti sui dati Istat.
Con l’inflazione che ha colpito duramente i prezzi dei beni alimentari al consumo, il 47% degli cittadini è stato costretto a tagliare le quantità di cibo acquistato – spiegano Coldiretti/Censis – ma se si considera la fascia di popolazione a basso reddito, la percentuale sale addirittura al 60%, mentre per i redditi alti si scende al 24%. Accanto a chi è stato costretto a mettere meno cibo nel carrello per far quadrare i bilanci familiari, c’è poi un 37% di persone che ha preferito risparmiare sulla qualità (il 46% nel caso dei bassi redditi, ma appena il 22% per quelli alti).
Le rinunce – sottolineano Coldiretti/Censis – sono dunque socialmente differenziate secondo una logica di “food social gap” con gli adulti e i giovani che tagliano molto più degli anziani, e i bassi redditi più che i benestanti. Peraltro, oltre sei toscani su dieci tra coloro che tagliano gli acquisti sono convinti che questa situazione durerà almeno per tutto il 2023.
Nella classifica dei prodotti più colpiti dalla scure dei consumatori ci sono al primo posto gli alcolici ai quali – rilevano Coldiretti/Censis – sono stati costretti a dire addio, del tutto o anche solo parzialmente, il 44%. Al secondo posto i dolci che vengono tagliati in quantità dal 44%, mentre al terzo ci sono i salumi ai quali ha rinunciato il 38,7% dei cittadini, subito davanti al pesce (38%) e alla carne (37%). Ma il carovita porta addirittura a ridurre gli acquisti di alimenti per bambini, con il 31% di persone che ne acquista di meno. In situazione di difficoltà i meno colpiti sono alcuni prodotti base della dieta mediterranea come frutta (tagliata del 16% dei consumatori), verdura (dal 12%) e pasta (dall’11%).
Tra le tecniche di risparmio più comuni c’è la lista della spesa per l’81% dei toscani – spiegano Coldiretti/Censis – per mettere sotto controllo gli acquisti d’impulso, evitando di farsi guidare troppo dalla molteplicità di stimoli che sono attivati nei punti vendita. E cambiano anche i luoghi dove acquistare i prodotti alimentari con il 72% degli che si reca e fa acquisti nei discount, mentre l’83% punta su prodotti in offerta, in promozione.
“Le difficoltà delle famiglie si trasferiscono direttamente sulle imprese dove l’aumento dei costi di produzione colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne dove più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività, ma ben oltre 1/3 del totale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari. - spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana - E’ necessario intervenire subito per contenere i costi di produzione con misure immediate per salvare le aziende agricole e la spesa delle famiglie”.
LA CLASSIFICA DELLE RINUNCE A TAVOLA
Prodotto % di italiani che ne hanno tagliato il consumo
1. Alcolici 44%
2. Dolci 44%
3. Salumi 39%
4. Pesce 38%
5. Carne 37%
6. Alimenti per bambini (merendine, dolci ecc.) 31%
7. Pane 23%
8. Frutta 16%
9. Verdura 12%
10. Pasta 11%
Fonte: Rapporto Coldiretti/Censis