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6 Dicembre 2013
NATALE: L’INGANNO SOTTO L’ALBERO E’ SERVITO, PROSCIUTTI E STELLE DI NATALE DESTINATE ANCHE AI CONSUMATORI TOSCANI

La mobilitazione di Coldiretti al valico del Brennero:  “La Battaglia di Natale: scegli l’Italia”. Operazione verità in vista delle festività: 33% prodotti contiene materie prime straniere.
 

L’inganno di Natale è pronto ad essere servito sulle nostre tavole e noi non ce ne accorgeremo. Dai prosciutti di maiale senza etichetta ma pronti a diventare “italiani” nella grande distribuzione delle nostre città alle Stelle di Natale e altre piante che dopo un lungo viaggio dal Kenya ed Equador arriveranno nelle nostre case passando prima da Verona e poi dai vivai, dalla cisterna di grano tedesco alla mozzarella polacca per condire la pizza ad un carico di patate già etichettati con il “tricolore” fino ai cipressetti nani olandesi a cui ilCarducci, nella celebre poesia, non si era certo ispirato: sono solo una infinitesimale parte dei grandi e scandalosi inganni che gli agricoltori ed allevatori toscani hanno scoperto durante il presidio, oggi, mercoledì 4 dicembre, del valico del Brennero tra Italia e Austria in occasione della mobilitazione “La battaglia di Natale: scegli l’Italia” promossa dalla Coldiretti (info su www.toscana.coldiretti.it) per difendere l’economia e il lavoro delle campagne dalle importazioni di bassa qualità che varcano le frontiere per essere spacciate come italiane. Alcuni dei tir “fermati” alla frontiera grazie ad un’operazione “verità” congiunta con le forze dell’ordine erano destinati anche alla Toscana e alle sue principali città. Una processione incessante, vergognosa, inaudita e silenziosa di prodotti finiti a cui all’importatore-destinatario basterà “appicciare” la sua etichetta per proporlo al consumatore (italiano e straniero) come italiano, ai semi-lavorati e materie prime (il 33% dei prodotti venduti in Italia ed esportati con il marchio del Made in Italy contiene materie prime straniere) che dal Nord Europa, in particolare Germania, Polonia, Olanda, arriveranno fin dentro i nostri piatti attraverso escamotage e furberie varie all’insaputa dei consumatori e a danno delle aziende agricole. Al presidio, per sostenere la protesta di Natale degli imprenditori agricoli, anche il Ministro dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo. Secondo il dossier presentato da Coldiretti “gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali riguardano due prosciutti su tre venduticome italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all'insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere”. Ma l’inganno riguarda anche l’olio, il principe della dieta mediterranea e simbolo del Made in Tuscany, il pomodoro da industria, il latte a lunga conservazione, e ancora semilavorati come le cagliate, polvere di latte, caseine e caseinati che vengono utilizzati per produrre all’insaputa del consumatore formaggi di fatto senza latte. Attualmente – denuncia Coldiretti - in Italia l'obbligo di indicare la provenienza è in vigore per carne bovina (dopo l’emergenza mucca pazza), pollo (dopo l’emergenza aviaria), ortofrutta fresca, uova, miele, latte fresco, passata di pomodoro, extravergine di oliva, ma ancora molto resta da fare e l’etichetta è anonima per circa la metà della spesa dalla pasta ai succhi di frutta, dal latte a lunga conservazione ai formaggi, dalla carne di maiale ai salumi fino al concentrato di pomodoro e ai sughi pronti. Ecco perché la principale organizzazione agricola torna a ricordare la necessità di dare completa attuazione alle leggi nazionale e comunitaria che prevedono l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti. E’ inoltre necessario che sia anche resa trasparente l’indicazione dei flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero, venga bloccato ogni finanziamento pubblico alle aziende che non valorizzano il vero Made in Italy dal campo alla tavola e diventi operativa la legge che vieta pratiche di commercio sleale, tali da permettere di pagare agli allevatori e agli agricoltori meno di quanto essi spendono per produrre.

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