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10 Maggio 2014
MADE IN ITALY: COLDIRETTI, +248% FRODI DA SEGRETO SU INGREDIENTI STRANIERI RECORD IMPORTAZIONI AGROALIMENTARE DALL’ESTERO A 40 MLD

Dall’inizio della crisi sono piu’ che triplicate in Italia le frodi a tavola con un incremento record
del 248 per cento del valore di cibi e bevande sequestrati perché adulterate, contraffate o
falsificate sulla base della preziosa attività svolta dai carabinieri dei Nas dal 2007 al 2013. E’
quanto emerge da una analisi della Coldiretti per sottolineare l’importanza della decisione
annunciata dal Ministro della Salute, On. Beatrice Lorenzin che ha accolto la richiesta
presentata dal presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo di togliere il segreto e di rendere
finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero, anche per
combattere inganni e sofisticazioni.
Gli ottimi risultati dell'attività dei Nas confermano l'efficacia del sistema di controlli in Italia contro
un crimine particolarmente odioso perché - sottolinea la Coldiretti - si fonda sull'inganno e
colpisce soprattutto quanti dispongono di una ridotta capacità di spesa a causa della crisi e
sono costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo dietro i quali spesso si nascondono infatti
ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi sui
quali è importante garantire maggiore trasparenza. Lo dimostra il fatto che le importazioni
agroalimentari in Italia hanno ragiunto la cifra record di 40 miliardi di euro nel 2013 con un
aumento del 20 per cento rispetto all’inizio della crisi nel 2007, secondo l’analisi della Coldiretti..
sul mercato mondiale sotto la pressione della crisi è sostenuto – precisa la Coldiretti - il
commercio di surrogati, sottoprodotti e aromi artificiali utilizzati per nascondere la bassa qualità
degli alimenti.
Si tratta di preoccupazioni che - continua la Coldiretti - riguardano anche l'Italia che è un forte
importatore di prodotti alimentari, con il rischio concreto che nei cibi in vendita vengano utilizzati
ingredienti di diversa qualità come il concentrato di pomodoro cinese, l'extravergine tunisino, le
mozzarelle taroccate ottenute da latte in polvere, paste fuse e cagliate proveniente dall'estero. Il
risultato è che nel 2013 sono aumentati del 14 per cento gli allarmi alimentari in Italia con ben
534 notifiche sulla sicurezza di cibi e bevande potenzialmente dannosi per la salute, sulla base
del sistema europeo di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF), rispetto al 2007 in cui è
iniziata la crisi. Si tratta - continua la Coldiretti - di un balzo record nel numero di notifiche
nazionali al sistema di allerta comunitario per la prevenzione dei rischi alimentari, rispetto allo
stesso periodo di cinque anni fa, prima dell’inizio della crisi. Peraltro l’82 per cento degli allarmi
alimentari che si sono verificati in Italia sono stati provocati da prodotti a basso costo
provenienti dall’estero.
“Il flusso ininterrotto di prodotti agricoli che ogni giorno dall’estero attraversano le frontiere serve
a riempiere barattoli, scatole e bottiglie da vendere sul mercato come Made in Italy”, denuncia il
presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “gli inganni del finto Made in
Italy sugli scaffali riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali
allevati all'estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono
stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è
stato coltivato in Italia all'insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle che sono fatte
con latte o addirittura cagliate straniere. In un momento difficile per l’economia dobbiamo
portare sul mercato – conclude il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - il valore
aggiunto della trasparenza e lo stop al segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle
aziende che importano materie prime dall’estero è un primo passo che va completato con
l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti.
In Italia arriva dall’estero un quantitativo di agrumi freschi pari al 14 per cento della produzione
nazionale a cui si aggiungono oltre 300mila quintali di succhi concentrati che finiscono nelle
bevande all’insaputa dei consumatori perché in etichetta - sottolinea la Coldiretti - viene indicato
solo il luogo di confezionamento. La maggioranza del succo di arancia consumato in Europa,
poi, proviene dal Brasile sotto forma di concentrato al quale viene aggiunta acqua una volta
arrivato nello stabilimento di produzione, a differenza di quanto avviene per la spremuta. Nel
pomodoro da industria l’Italia importa semilavorati industriali prevalentemente da Cina e Stati
Uniti pari a circa il 20 per cento della propria produzione.
Ad arrivare in Italia è soprattutto concentrato in fusti da oltre 200 chili che vengono svuotati per
confezionare il pomodoro in barattoli e vasetti da distribuire al consumo nel nostro Paese e
all’estero senza alcuna indicazione sulla reale provenienza in etichetta. Il risultato sono i bassi
prezzi pagati agli agricoltori e il crollo del raccolto che nel 2013 è risultato essere il piu’ scarso
degli ultimi dieci anni, secondo le analisi della Coldiretti. In Italia, inoltre, sono stati consumati
2,05 milioni di tonnellate di latte a lunga conservazione ma di questi solo mezzo milione è di
provenienza italiana mentre il resto è stato semplicemente confezionato in Itala o addirittura e
arrivato già confezionato, con un impatto negativo sul lavoro e sull’economia del paese.
Ma ad essere importati – riferisce la Coldiretti - sono anche semilavorati come le cagliate,
polvere di latte, caseine e caseinati che vengono utilizzati per produrre all’insaputa del
consumatore formaggi di fatto senza latte. Il falso Made in Italy colpisce anche i formaggi piu’
tipici con la crescita esponenziale delle importazioni di similgrana dall’estero (Repubblica Ceca,
Ungheria, Polonia, Estonia, Lettonia) per un quantitativo stimato in 83 milioni di chili che fanno
concorrenza sleale a Grana Padano e Parmigiano Reggiano o Trentingrana ottenuti nel
rispetto di rigidi disciplinari di produzione.
L’Italia è anche il piu’ grande importatore mondiale di olio di oliva nonostante una produzione
nazionale di alta qualità che raggiunge quota 480mila tonnellate, secondo la Coldiretti. Le
importazioni di olio dell’Italia superano la produzione nazionale e sono rappresentate per il 30
per cento da prodotti ottenuti da procedimenti di estrazione non naturali (olio di sansa, olio
lampante e olio raffinato) destinati alla lavorazione industriale in Italia. In pratica la qualità del
nostro olio - sostiene la Coldiretti - viene “contaminata” dalle importazioni e in media la metà
dell’olio di oliva consumato in Italia proviene da olive straniere, ma l’etichetta di provenienza che
per questo prodotto è obbligatoria risulta di fatto non leggibile perché scritta in caratteri
minuscoli posizionati nel retro della bottiglia mentre si fa largo uso di immagini e nomi che
richiamano all’italianità.
Solo nell’ultimo anno sono scomparsi in Italia 615mila maiali “sfrattati” dalle importazioni di
carne dall’estero per realizzare falsi salumi italiani di bassa qualità, con il concreto rischio di
estinzione per i prelibati prodotti della norcineria nazionale, dal culatello di Zibello alla coppa
piacentina, dal prosciutto di San Daniele a quello di Parma. La chiusura forzata degli
allevamenti è stata causata dall’impossibilità di coprire i costi di produzione per i bassi prezzi
provocati dalle importazioni dall’estero di carne di bassa qualità per ottenere prosciutti da
“spacciare” come Made in Italy per la mancanza dell'obbligo di indicare in modo chiaro in
etichetta la provenienza. In Italia - conclude la Coldiretti - sono state importate 57 milioni di
cosce di maiali dall’estero destinate ad essere stagionate o cotte per essere servite come
prosciutto italiano, a fronte di una produzione nazionale di 24,5 milioni.

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