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5 Maggio 2016
GIORNATA NAZIONALE CARNE ITALIANA: LA RISCOSSA DELLA CICCIA TOSCANA,

Chiuse mille stalle in dieci anni ma progetti marchio “Toscano – Toscano” rilanciano micro-allevamenti.
Chianina, Limousine e le altre razze autoctone come il Mucco Pisano, la Garfagnina, la Maremmana e la Calvana suonano la riscocca della ciccia toscana. Sono queste le principali carni allevate nelle stalle toscane che rappresentano l’88% dei capi nati ed allevati nella regione leader del Made in Italy agroalimentare. Ciò nonostante il fenomeno delle importazioni dall’estero che rappresentano quasi 1/3 dei consumi ha portato, negli ultimi dieci anni, alla chiusura di quasi mille stalle, 90 all’anno con gravissimi effetti sull’economia, sull’occupazione e sulla sicurezza alimentare. E’ quanto emerge dal dossier “#bracioleallariscossa presentato dalla Coldiretti Toscana in occasione della Giornata nazionale della Carne italiana (info su www.toscana.coldiretti.it). La Toscana è il primo polo nazionale per l’allevamento della Limousine italiana con i suoi 7.307 capi iscritti ed anche la regione che vanta il record di Chianine con 17.473 tanti. Nonostante le evidenti difficoltà in Toscana resistono e si rilanciano 3.295 allevamenti bovini con almeno un capo (fonte Anagrafe Nazionale Zootecnica) grazie anche a progetti di valorizzazione e commercializzazione del marchio “Toscano – Toscano” lanciato dall’Associazione Regionale Allevatori per garantire al consumatore ogni oltre ragionevole dubbio carni provenienti da capo nati, allevati e macellati nella nostra regione a cui hanno già aderito 122 allevamenti. Il progetto sta contribuendo a sostenere i micro-allevamenti della regione già aperti e ad aprirne di nuovi con protagonisti i giovani. “Oggi – spiega Tulio Marcelli, Presidente Coldiretti Toscana - proviene dall’estero il 40% della carne bovina consumata in Italia. Gli arrivi da Paesi comunitari e extracomunitari di carne a basso prezzo senza il valore aggiunto di sicurezza e sostenibilità garantiti dall’Italianità provoca la chiusura delle stalle, impoverisce le attività di trasformazione e distribuzione ad esse legate e fa venir meno il presidio ambientale e di legalità di interi territori, mettendo a rischio posti di lavoro in tutta la filiera della carne”.
Nel biennio 2013 – 2014 i capi introdotti in Toscana per l’ingrasso provenienti principalmente dalla Francia, Irlanda e Romania sono aumentati del 5% rappresentando quasi il 40% dei capo bovini macellati mentre quelli nati ed allevati in Toscana hanno subito una leggera flessione di circa l’1%. “Le carni toscane sono - sottolinea Antonio De Concilio, Direttore Coldiretti Toscana - più sane, perché magre, non trattate con ormoni (a differenza di quelle americane) e ottenute nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione “Dop” che assicurano il benessere e la qualità dell’alimentazione degli animali. Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di prodotti tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni”.
Coldiretti rivendica l’importanza delle etichette che obbligatoriamente devono indicare la provenienza della carne fresca per scegliere la filiera italiana della carne che crea occupazione, produce ricchezza e presidia il territorio delle nostre regioni, ma garantisce anche qualità e sicurezza alimentare grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa.
Per informazioni www.toscana.coldiretti.it, pagina ufficiale Facebook e @coldirettitosca

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