“Le mani sulla pasta”, parafrasando il famoso film di Francesco Rosi dei primi anni sessanta, anche oggi i “soliti noti” cercano di remare contro agli interessi dell’81% dei consumatori che chiedono venga indicata in etichetta l’origine del grano utilizzato nella pasta secondo la consultazione pubblica online sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal Ministero delle Politiche Agricole. E’ di questi giorni l’annuncio dell’AIDEPI (Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta italiane) di aver inviato una segnalazione alla Commissione Europea e presentato ricorso al Tar del Lazio contro il Decreto dei Ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda per l’introduzione in Italia dell’obbligo di indicazione sull’etichetta la materia prima utilizzata per produrre la pasta a partire dal febbraio.
“Ancora una volta - sottolinea Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana - la rappresentanza industriale dei pastai preferisce agire nell’ambiguità contro gli interessi dell’Italia e degli Italiani che chiedono trasparenza. Si vuole impedire ai consumatori di conoscere la verità privandoli di informazioni importanti come quella di sapere se nella pasta che si sta acquistando è presente o meno grano canadese trattato in preraccolta con il glifosate, accusato di essere cancerogeno e per questo proibito sul grano italiano”.
L’etichettatura trasparente della pasta è stata una notizia salutata con soddisfazione anche in Toscana dove mediamente vengono coltivati circa 160.000 ettari a cereali dei quali 110.000 a grano; con 90.000 ettari seminati a grano duro e circa 20.000 quelli in cui si coltiva il grano tenero. 3.5 milioni di quintali di grano prodotti. La produzione del grano duro si concentra nella province di Siena, Grosseto e Pisa, mentre ad Arezzo va il primato per il grano tenero, coltivato soprattutto in Val di Chiana. Sono circa 15.000 le imprese agricole toscane che coltivano grano.
L’etichetta trasparente grano/pasta, in particolare, prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta il Paese di coltivazione del grano e quello dove è stato macinato. Le indicazioni sull'origine dovranno, inoltre, essere apposte in etichetta in un punto evidente in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili.
“L’obbligo di indicare in etichetta l’origine è una battaglia storica della Coldiretti – ha detto Antonio De Concilio, direttore regionale della Toscana -. L’Italia sotto il pressing della Coldiretti ha fatto scattare il 19 aprile 2017 l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre a partire dal 1° gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro”.
“Per fortuna oltre a chi persegue miopi interessi di parte esistono realtà locali che hanno compreso come legare il prodotto al territorio sia una strategia vincente anche in termini economici. Noi – conclude De Concilio – continueremo a collaborare con queste realtà che intendono valorizzare il grano ‘made in’ come il Consorzio Agrario di Pisa per produrre pasta, il Consorzio per il pane del Mugello, fino alla pasta “E’ Maremma” della Paleo srl prodotta in Maremma con un grano nobile, il «senatore Cappelli», coltivato in 35 ettari di terreno distribuiti tra Roccastrada e Castiglione della Pescaia, solo per citarne alcuni”.
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19 Ottobre 2017
“LE MANI SULLA PASTA”: I “SOLITI NOTI” CERCANO DI BLOCCARE L’ETICHETTATURA