Per sostenere le famiglie in difficoltà, gli anziani, i bambini, i disabili e le fasce più disagiate della popolazione travolte dalla crisi generata dall’emergenza sanitaria è scesa in campo la prima rete delle fattorie sociali e biologiche di Coldiretti Toscana, che hanno bisogno di una legge regionale in grado di mettere a sistema i nuovi servizi nelle campagne dove all’aria aperta è più facile il rispetto del distanziamento, sono minori i rischi di contagio ed è garantito il cibo 100% Made in Italy e biologico. E’ quanto afferma Coldiretti Toscana, in occasione della presentazione del PIF: ORGANICA Toscana, la Rete di agricolture biologiche, etiche e sociali, il Progetto integrato di filiera che coinvolge oltre 50 soggetti, tra cui aziende agricole toscane, enti di ricerca e formazione, a cui hanno partecipato, moderati da Angelo Corsetti, direttore di Coldiretti Toscana, Stefania Saccardi, Vicepresidente e Assessore Agroalimentare Regione Toscana, Antonino Mario Melara, Responsabile autorità di gestione FEASR della Regione Toscana, Francesco Giardina, Segretario Associazione produttori biologici Coldiretti, Carlo Boni Brivio dell’azienda agricola Il Cerreto, capofila del PIF, Aldo Galeotti, responsabile tecnico CAA Coldiretti Toscana, Francesco Di Iacovo, Professore di Economia Agraria presso l'Università di Pisa.
Il Covid ha generato una crisi collettiva trasversale per demografia e lavoro senza precedenti dai tempi del dopoguerra, che può trovare risposte nelle esperienze di agricoltura sociale diffuse su tutto il territorio nazionale, secondo i dati diffusi da Coldiretti e Campagna Amica - il 52,4% al Nord, il 21,4% al Centro e il 26,2% al Sud. Il nuovo welfare “verde” nasce dall'innesto dei percorsi di riabilitazione e di reinserimento sociale grazie ad attività agricole tradizionali come la coltivazioni, l’allevamento, l’agriturismo, le fattorie didattiche e anche le vendite dirette che coinvolgono l’80% delle fattorie sociali, la cui dimensione media raggiunge i 24 ettari più del triplo delle altre aziende agricole.
In Toscana sono oltre 60 le fattorie impegnate nell’agricoltura sociale con un aumento di 7 volte dal 2013 in grado di offrire oggi un valore di servizi sanitari ed educativi, con oltre 5mila le famiglie che hanno usufruito dei servizi nati grazie all’impegno sociale degli agricoltori con azioni di aiuto e sostegno a disabili motori e cognitivi, a persone con autismo, a detenuti ed ex detenuti, a minori disagiati o con difficoltà di apprendimento, a donne vittime di abusi, ad anziani, a persone con problemi relazionali oppure con dipendenze fino ai disoccupati e agli stranieri.
L’emergenza Covid-19 ha fatto aumentare anche i consumi di prodotti bio dell’1,7% in Toscana, con una crescita tendenziale anche per i vini rossi come il Chianti Classico DOCG (+1,7%), il Chianti DOCG (+3,8%) e il Toscana IGT (+3,1%) e per i bianchi con il Toscana IGP (+0,6%), dimostrando una grande attenzione della società all’agricoltura sostenibile.
“Cresce il numero delle fattorie sociali e aumentano le superfici biologiche in Toscana del 4% e anche gli operatori dello 0,7%, un chiaro segnale di quanto sia gli agricoltori che i consumatori credano fortemente nel valore aggiunto dell’agricoltura sostenibile a 360 gradi. Necessario incentivare il consumo dei prodotti biologici e il ricorso all’agricoltura sociale con azioni incentivanti e un quadro normativo di riferimento che in Toscana ancora manca”, commenta il presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi.
Dai primi centri estivi rurali per i bambini agli agriospizi per gli anziani, dalla cura delle dipendenze al reinserimento lavorativo, dall’ortoterapia alla pet therapy, dall'assistenza sanitaria e psicologica all'integrazione culturale, sono solo alcune delle opportunità offerte dal nuovo welfare “verde” al tempo della pandemia per affiancare il sistema dei servizi pubblici messo sotto pressione.
Una area di disagio molto ampia cresciuta ancora di più in questi mesi di pandemia con oltre 160mila gli ‘affamati’ in Toscana, cresciuti del 40% a causa del disagio economico grave causato dal Covid che hanno bisogno di aiuto anche per mangiare per effetto della crisi economica e sociale provocata dall'emergenza sanitaria e dalla conseguente perdita di opportunità di lavoro con persone e famiglie che mai prima d’ora avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche.
“Un volto del mondo dei campi, quello sociale, ancora poco conosciuto e non sufficientemente considerato, ma già incardinato nel DNA di molti agricoltori. Nelle fattorie il cibo non è soltanto sano, ma anche “civile” perché frutto di inclusione e coinvolgimento di persone con disabilità, fragilità, provenienti da esperienze traumatiche. Non solo migranti o emarginati, ma giovani e anziani che al contatto con la natura e il lavoro dei campi acquistano maggiore indipendenza e dignità. Il percorso terapeutico può essere un filare di vigna, una stalla, la manualità e la cura degli animali”, ha spiegato Carmelo Troccoli, direttore nazionale della Fondazione Campagna Amica.
Grazie agli agricoltori si realizzano progetti che offrono servizi di qualità a persone svantaggiate – aggiunge Coldiretti Toscana - con percorsi di integrazione e formazione che spesso sfociano in contratti di lavoro che restituiscono dignità e traiettorie di futuro, quando nei prodotti e nei servizi offerti dall’agricoltura non c’è solo il loro valore intrinseco – conclude Coldiretti Toscana - ma anche un bene comune per la collettività fatto di tutela ambientale, di difesa della salute, di qualità della vita e di valorizzazione della persona.
Firenze, 19 Aprile 2021