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15 Gennaio 2024
UNGULATI: LA PRESIDENTE CESANI, ECCO COME POSSONO CONVIVERE AGRICOLTURA E FAUNA SELVATICA

La Presidente Letizia Cesani risponde alle domande de La Nazione.

Perché questo convegno? Festeggiamo un compleanno, quello della legge 3. Il 12 gennaio ricorrono i 30 anni da quando la Regione Toscana ha recepito nel suo ordinamento la legge 157 del 1992 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio). E’ la norma che in questo trentennio ha disciplinato l’attività faunistico venatoria in Toscana nel bene e nel male. Abbiamo pertanto ritenuto necessario, come Coldiretti, di farci promotori, con l’organo legislativa regionale, di un momento di riflessione sull’opportunità di procedere ad una sua revisione anche in previsione della discussione sul piano faunistico venatorio e alle modifiche intervenute nella normativa nazionale non ancora recepite.

Qual è la situazione relativamente ai danni da animali nel mondo agricolo? La fauna selvatica ha causato, solo negli ultimi dieci anni, oltre 20 milioni di euro di danni alle coltivazioni per l’80% imputabili ai cinghiali che sono oltre 200 mila in Toscana. Se consideriamo le altre specie, caprioli, daini, cervi siamo nell’ordine di 400 mila. Oggi gli ungulati non rappresentano più solo una calamità per l’agricoltura ma un problema che tocca da vicino tutta la collettività. Gli episodi di esemplari di cinghiali nei parchi giochi o a spasso nei centri abitati è ormai all’ordine del giorno così come purtroppo gli incidenti stradali. L’equilibrio è saltato e va ripristinato.

Cosa non funziona attualmente? La fauna selvatica è totalmente fuori controllo e questo significa che gli strumenti a disposizione per il contenimento e la gestione non sono efficienti. In ogni angolo della nostra regione le colture sono aggredite quando da lepri, quando dai piccioni, quando dai cinghiali e dai daini. Zona che vai fauna che trovi. Bisogna aggiungere alla discussione sulla politica della gestione faunistica anche il punto di vista degli agricoltori perché se questo è lo scenario in cui ci muoviamo significa che qualcosa non ha funzionato. Agricoltori, cacciatori ed istituzioni devono collaborare per riportare l’equilibrio faunistico che siamo convinti sia un bene per tutti. E’ sciocco pensare, con la diminuzione anagrafica costante del numero die cacciatori, che la gestione debba essere solo in capo ai cacciatori. Non possono risolvere il problema da soli e noi siamo pronti a fare la nostra parte.

Quali sono le vostre proposte? Un piano emergenziale straordinario per tornare ad un equilibrio virtuoso partendo da una riduzione consistente del numero di ungulati, ridefinizione dei confini delle zone non vocate a tutte le aree coltivate, risarcimenti e non indennizzi. La prevenzione deve essere a carico delle Atc e non delle aziende. Sono proposte nel merito ed insieme di rottura perché di fronte a situazioni di emergenza gli strumenti ordinari non funzionano. Bisogna tenere in considerazione il ruolo dell’agricoltura, il contributo che gli agricoltori possono dare, e la loro importanza strategica per l’ambienta, la biodiversità, l’occupazione ed il futuro della Dop Economy e delle produzioni agricole ed agroalimentari Made in Tuscany.

Come si concilia tutela dell’agricoltura e tutela dell’ambiente selvatico? Sono due facce della stessa medaglia. L’agricoltore vive in simbiosi con la natura e con la fauna selvatica ed è predisposto, per definizione, a mettere in conto una perdita di prodotto dovuto al clima o ai danni da selvatici ma non in queste misure e con questa ricorrenza quotidiana. Sostenibilità è prendersi cura del territorio e dell’ecosistema. Non è un caso che questo evento sia stato organizzato in collaborazione con AB Agrivenatoria Biodiversitalia, l’associazione delle imprese faunistico venatorie che rappresentano un modello di gestione privato della caccia in termini di economia di sostegno alle aree interne ma anche per la promozione della biodiversità attraverso la manutenzione delle aree con iniziative multinazionali legate non solo alla caccia ma anche alla raccolta di prodotti spontanei.

Quali buone pratiche hai messo in atto nella tuo quotidianità per ridurre l’uso della plastica?

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