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1 Febbraio 2022
L’INTERVISTA: FILIPPI (PRESIDENTE COLDIRETTI TOSCANA), CONTRATTI DI FILIERA E PATTO DI RESPONSABILITÀ PER RICONOSCERE AD AGRICOLTORI ED ALLEVATORI QUANTO GIUSTO

Che anno è stato per l’agricoltura toscana? Un anno molto complicato a livello generale, sia fuori che dentro dal perimetro delle nostre campagne e delle nostre aziende, che ha però anche permesso di esaltare la straordinaria capacità di reazione della filiera agricola toscana e del nostro sistema agroalimentare di qualità trainato dalle produzioni certificate DOP e IGP e dai consorzi di tutela. Nessun settore ha fatto meglio malgrado i tanti ostacoli che abbiamo incontrato. Il dato sull’export è esplicativo: nel 2021 potremo abbattere, per la prima volta nella storia, se sarà confermato il trend del terzo trimestre, il muro dei 3 miliardi di euro. L’emergenza sanitaria ha fatto emergere una consapevolezza diffusa sul valore strategico rappresentato dal cibo e sulle necessarie garanzie di qualità e sicurezza di cui la mostra agricoltura è simbolo mondiale.

Quali sono state le difficoltà e quali i punti di forza? La pandemia, che ha condizionato la stagione turistica per tre quarti dell’anno, con la sola eccezione del periodo estivo che ha permesso alle 5 mila strutture agrituristiche autorizzate in regione, e più in generale al sistema dell’accoglienza rurale e della ristorazione a filiera corta con i suoi 90 posti a sedere, di recuperare un po’ di terreno. Le prenotazioni stavano andando bene anche per il fine anno ma poi è arrivato Omicron. C’è inoltre il delicato tema dei cambiamenti climatici che hanno condizionato alcuni settori come quello cerealicolo, l’olivicolo ed il vitivinicolo. Il punto di forza della nostra agricoltura è la componente umana. Sono persone. I nostri agricoltori sono il valore aggiunto di questo comparto.

Quali settori e quali aziende hanno retto meglio alla crisi? Le imprese che fanno sistema e che lavorano in rete hanno dimostrato maggiore reattività così come quelle con grande propensione all’export. I Consorzi di tutela, da questo punto di vista, sono stati attori fondamentali di crescita, sviluppo, semplificazione, informazione e marketing. Il turismo è sicuramente il settore che ha sofferto di più. La vendita diretta, con gli acquisti dai contadini nei mercati di Campagna Amica presenti ormai in oltre 40 città tra piazze e centri storici, o direttamente in azienda, è invece il canale di commercializzazione di prossimità più in crescita.

Per il 2022 cosa vi aspettate? Di iniziare a vedere gli effetti della legge contro le pratiche sleali da noi fortemente voluta per fermare le aste al ribasso, i contratti capestro e le vendite sottocosto sulle spalle delle aziende. Questo strumento mette ora nelle condizioni le imprese, e le associazioni di rappresentanza come la nostra, di denunciare eventuali violazioni. Le imprese sono l’anello più debole della filiera agroalimentare, eppure sono il più importante, quello indispensabile, il settore che si assume tutti i rischi. Se tu mi paghi meno di quanto io spendo per produrre quel prodotto o quel bene il mio destino è segnato. Su quindici centesimi solo un centesimo va nelle tasche degli agricoltori. Servono contratti di filiera ed un patto di responsabilità tra produttori, media e grande distribuzione per riconoscere agli agricoltori e agli allevatori quanto giusto. Il giusto quanto è? Non può essere inferiore ai costi di produzione…

Che consigli dareste alle aziende per affrontare meglio l’anno appena iniziato? Il modello toscano è il modello a cui l’Europa aspira. Un modello vincente. Lo ha detto anche il commissario straordinario per l’agricoltura nella sua visita recente. L’agricoltura dopo la pandemia deve continuare a preservare la sua identità, legata al territorio, alle tradizioni, alle filiere e alle piccole produzioni e cercando di accogliere la sfida dell’innovazione con una nuova consapevolezza e maturità e della sostenibilità. Chi produce, a tutti i livelli, in agricoltura come nell’industria, deve fare i conti con il futuro.

Cosa chiedete alle istituzioni per sostenere il mondo agricolo? Semplificazione e coraggio nel premiare le aziende che hanno dimostrato di saper convivere e competere sul mercato, aziende che fanno qualità e che cercano soluzioni innovative all’emergenza climatica, al consumo del suolo, ai bisogni delle energie rinnovabili attraverso le filiere agro-forestali e alla sostenibilità etica delle produzioni. Il nuovo Piano di Sviluppo Rurale mette sul piatto oltre 300 milioni di euro in cinque anni: soldi che devono essere spesi bene e con una chiara visione del futuro. Noi vigileremo che lo siano.

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