Dopo l’avvistamento di un esemplare nel centro di Calenzano, l’allarme lupo non è più solo un problema delle campagne toscane e degli allevamenti messi in serio pericolo dai continui e ripetuti assalti. Diventa una questione di sicurezza generale intervenire per riportare sotto controllo la presenza dei predatori che, in Toscana, hanno raggiunto numeri preoccupanti. A tornare alla carica è Coldiretti Toscana che, già in passato, aveva reclamato interventi decisi per contenere il fenomeno. “Animali sbranati e terrorizzati sono un problema che, soprattutto in alcune province della regione, ha le caratteristiche dell’emergenza. Come gli ungulati distruggono i nostri raccolti e le nostre produzioni, i predatori rappresentano una minaccia
costante per greggi e mandrie. Sono sempre più numerosi gli allevatori, che, non riuscendo a fronteggiare i continui e crescenti attacchi, decidono di cessare l’attività. Lo confermano i dati che arrivano dal Mugello, dalla Val d’Orcia e da molti altri territori toscani, dove la presenza di lupi, cani inselvatichiti e ibridi continua a crescere in modo esponenziale, tanto da essere ormai abbondantemente fuori controllo. Animali morti non adeguatamente compensati, carcasse da eliminare con ingenti costi da sostenere, danni agli esemplari sopravvissuti non riconosciuti, spese eccessive per difendere le proprietà dalle invasioni …. I problemi sono tanti e a volte diventano insormontabili tanto da far sparire dalla mappa della produzione toscana gli allevamenti più esposti alle aggressioni”, spiega Roberto Nocentini, Presidente di Coldiretti Firenze-Prato, allevatore a capo dell’Associazione regionale (Ara). “Abbiamo apprezzato la richiesta indirizzata, mesi fa, dalla Regione Toscana alla Commissione europea (Unità “Natura e biodiversità” della Direzione generale ambiente) e al ministero dell'ambiente (Direzione Protezione della natura) con cui gli amministratori della precedente giunta hanno chiesto una mano ad affrontare in modo serio e concreto la questione. E ci trova d’accordo anche la scelta di distinguere il comportamento da tenere con i lupi e con gli ibridi, ancora assenti dalla normativa nazionale e comunitaria. Riteniamo però – aggiunge Nocentini, interpretando il malumore generale - che i tempi siano maturi per agire. Per la sopravvivenza delle aziende zootecniche toscane ma anche per la tutela della salute e della sicurezza dei cittadini. Problemi che rischiano di diventare drammatici in un territorio dove insiste una percentuale assai rilevante della popolazione italiana di lupi. I dati disponibili, combinati con le deduzioni più conservative, parlano di almeno 300 capi di lupo. A cui devono essere aggiunti i cani inselvatichiti e i cosiddetti “ibridi”, un po' cani e un po' lupi, che mostrano gli stessi comportamenti del lupo e la stessa capacità di attacco al bestiame domestico. Tra le province più interessate dal fenomeno ci sono Arezzo, Grosseto, Firenze, Lucca e Massa Carrara, dove l’allarme è scattato da tempo. Nel 2007 gli attacchi, secondo una statistica ufficiale, ma sottostimata, sono stati 183 con 653 c api abbattuti e nel 2008 182 con 809 abbattimenti. Se si pensa che si tratta di valutazioni per difetto è facile immaginare il grado di preoccupazione e di malcontento che serpeggia negli allevamenti toscani”, conclude Nocentini chiedendo alla Regione di mettere mano con decisione al regolamento di attuazione della legge regionale n. 26 del 4 febbraio 2005 a tutela del patrimonio zootecnico soggetto a predazione.
28 Giugno 2010
ALLARME LUPO: A RISCHIO ALLEVAMENTI E SICUREZZA DELLE PERSONE