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5 Agosto 2008
CANTINE, FIENILI & C. NASCONO PER ESSERE DISTRUTTI

Gli ultimi atti adottati dalla Regione al danno (l’obbligo di demolizione dei fabbricati in seguito al cambio di attività) uniscono la beffa (ovvero la richiesta di pagamento  di una garanzia di abbattimento)
 
“Abbiamo sbagliato: questa è una ferita culturale all’agricoltura, un macigno da rimuovere”. Con dichiarazioni come questa, in più di un’occasione (ultima la presentazione del rapporto sullo stato di salute dell’agricoltura toscana), il Presidente Claudio Martini aveva assunto impegni chiari e precisi, rispetto alla correzione della contestata legge urbanistica, norma accusata di aver scatenato gravi problemi applicativi e di aver introdotto condizioni penalizzanti, soprattutto per il comparto agricolo. Invece a sorpresa, a luglio, ecco la doccia fredda, a gelare le attese del settore e degli amministratori locali che, su sollecitazione di Coldiretti, a suon di mozioni e ordini del giorno, hanno invitato la Regione Toscana al restiling della l.r. 1/05. A sconfessare le buone intenzioni del Presidente, ora anche assessore all’agricoltura,  due atti di giunta: l’adozione di una circolare e il via libera  alla proposta di legge di manutenzione dell’ordinamento regionale 2008, che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto risolvere i punti critici della norma, a cominciare dal famigerato articolo 41. “In realtà, questa proposta  interviene su questioni marginali e di scarso interesse per l’agricoltura, senza risolvere il problema centrale, che, al contrario, si complica. Morale? Le imprese, al termine della validità del programma aziendale, continuano ad avere l’obbligo di demolire i fabbricati, anche se questi potrebbero essere funzionali allo svolgimento di attività agricole, seppure diverse da quelle per cui sono stati  autorizzati. Non solo. Al momento della costruzione, devono anticipare una garanzia, sotto forma di fidejussione o deposito cauzionale. Inutile dire che riteniamo questa scelta inaccettabile: la norma, di per sé iniqua, costringe gli imprenditori a un ulteriore, ingiustificato e oneroso esborso di denaro”, protesta Tulio Marcelli, Presidente di Coldiretti Toscana, l’organizzazione che si è mobilitata a tutti i livelli e in tutte le sedi per rimuovere  il pesante capestro. “Il 5 maggio, ci è stata presentata in bozza una circolare con cui la Regione Toscana intendeva dare ai comuni l’indicazione di soprassedere sulla richiesta di garanzie, giudicando sufficienti le condizioni contenute nell’atto di obbligo, sottoscritto dalle aziende, al momento dell’autorizzazione delle strutture – spiega il direttore Prisco Lucio Sorbo -. Coldiretti non ha condiviso l’idea, considerando l’atto insufficiente a risolvere i problemi, che solo un intervento legislativo avrebbe potuto sistemare. Bene: a distanza di un paio di mesi scopriamo che quel documento, presentato al tavolo agricolo, è stato approvato dalla giunta regionale…. addirittura in forma riveduta e corretta. Infatti, al di là di quanto annunciato, il testo adottato impone ancora all’imprenditore l’obbligo di fornire garanzie rispetto alla rimozione degli annessi. Il problema non è stato superato neppure con la proposta di legge 287, votata dalla giunta qualche giorno fa, con cui vengono apportate alcune modifiche alla norma urbanistica. Purtroppo, al di là dei proclami e di quanto sbandierato da alcuni anzitempo, queste riguardano situazioni del tutto marginali, che non interessano la maggior parte delle imprese agricole. Permane quindi l’obbligo di demolizione, al termine del programma aziendale, con tutti i problemi che tale condizione crea alle imprese agricole, costrette, di fatto, a rinunciare a nuovi investimenti, anche perché nessun istituto bancario è disposto a finanziare la realizzazione di un fabbricato che nasce per essere abbattuto. In più, i comuni potranno continuare a chiedere la fideiussione o, come indicato nella circolare approvata con delibera di giunta regionale lo scorso 7 luglio, la costituzione di un deposito cauzionale. E’ evidente che, alla luce degli ultimi atti, diventa urgente un chiarimento per comprendere le reali intenzioni del governo regionale in materia”.

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