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15 Giugno 2008
“CARO MAIS”: NELLE STALLE COSTI ALLE STELLE

Non solo il caro petrolio, ma anche i prezzi del mais schizzano alle stelle e fanno aumentare i costi di produzione di carne e latte nelle stalle. E’ il commento di Coldiretti che evidenzia: “L'alimentazione incide per quasi un terzo nei costi di allevamento degli animali destinati alla produzione di latte e carne. Il risultato? E’ che le stalle, senza un adeguato riconoscimento rischiano la chiusura: i rincari del granoturco, insieme a quelli di energia e gasolio, dunque, rischiano di colpire duro anche le aziende toscane del settore, aziende che, come dimostrano i dati regionali, da anni, ormai sono attraversate da un trend negativo che ha portato a una riduzione numerica di aziende e capi allevati”.
Ancora una volta secca la denuncia dell’organizzazione agricola che, commentando i risultati Istat, afferma:  “I consumatori sono costretti a fare i conti con la continua crescita dei prezzi di pane (+ 13,3 per cento), pasta (+ 20,7 per cento), latte (+ 10,9 per cento), frutta (+ 6,9 per cento), carne bovina (+ 4,7 per cento) e pollame (+ 5,1 per cento); dal canto loro gli agricoltori vengono doppiamente danneggiati:  perché i rincari non si traducono in un aumento dei ricavi,  mentre la moltiplicazione dei prezzi dalla stalla alla tavola (di quasi quattro volte per il latte e di quasi sei volte per la braciola di maiale) favorisce la stagnazione dei consumi (-0,4 per cento). La spesa alimentare sempre più salata, infatti, costringe le famiglie a ridurre i consumi. A conti fatti ogni nucleo avrebbe diminuito l’acquisto di  pane (- 5,5 per cento), ortaggi (- 5,5 per cento),  carne bovina (- 3,4 per cento) e  pasta (- 2,5 per cento)”. Ancora una volta Coldiretti chiede una razionalizzazione delle filiere. “La moltiplicazione dei prezzi dal campo alla tavola   dimostra che la forbice dei prezzi alla produzione e al consumo offre uno spazio sufficiente  per recuperare diseconomie e garantire una adeguata remunerazione agli agricoltori senza aggravare i bilanci delle famiglie, con conseguenze negative per i consumi. Secondo l'analisi della Coldiretti infatti dei circa 467 euro al mese che ogni famiglia destina per gli acquisti di alimenti e bevande, oltre la metà, per un valore di ben 238 euro (51 per cento), va al commercio e ai servizi, 140 (30 per cento) all'industria alimentare e solo 89 (19 per cento) alle imprese agricole”.
 
La tendenza all’aumento dei prezzi delle materie prime agricole sembra destinata a continuare con la Bce che prevede per i prezzi internazionali dei prodotti quotati sul mercato dei future (mais, grano, orzo, soia, riso) un aumento del 44 per cento nel 2008. Una previsione che sembra confermata – sostiene la Coldiretti – dagli effetti del maltempo e della siccità che stanno colpendo i principali paesi produttori di cereali dagli Stati Uniti alla Cina, fino all'Australia. Il maltempo continua a flagellare gli Stati Uniti, dai quali - precisa la Coldiretti - partono il 60 per cento del mais, un terzo della soia e un quarto del frumento commercializzati a livello mondiale. Nonostante siano stati coltivati 1,6 milioni di ettari in più rispetto al 2007, larga parte dei terreni è stata allagata a causa della pioggia e gli agricoltori americani temono un vero e proprio disastro. Situazione analoga in Cina, dove il Governo ha invitato i produttori a raccogliere subito tutto il riso e il grano già pronti, prima dell'arrivo delle piogge torrenziali che dovrebbero interessare il paese per almeno dieci giorni. Problema opposto - conclude la Coldiretti - per l'Australia, ormai da due anni nella morsa della siccità. A causa della perdurante mancanza di pioggia, il raccolto di grano non dovrebbe superare i 15 milioni di tonnellate, rispetto a una media di 17-18 milioni.

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