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15 Settembre 2008
CINGHIALE NELL’OSPEDALE DI CAREGGI

Sono migliaia le segnalazioni di incidenti provocate dagli animali selvatici come cinghiali, cervi e lupi che stanno proliferando nelle campagne seminando il panico su strade e centri abitati con danni alle persone, alle strutture e alle colture agricole. E' quanto afferma la Coldiretti in riferimento alle scorribande di un cinghiale alla ricerca del cibo tra i padiglioni esterni dell'ospedale di Careggi a Firenze che fortunatamente non ha causato danni.
Anche se l'arrivo di animali selvatici nel centro di Firenze desta curiosità e scalpore, in realtà per la Coldiretti è l'allarme in molte regioni del sud, centro e nord Italia sulla presenza di branchi di lupi, cervi, cani selvatici e gruppi di cinghiali guidati da animali fino di oltre 150 chili di peso che stanno “invadendo” campi coltivati, centri abitati e strade dove rappresentano un grave pericolo per gli incidenti anche per chi è in viaggio.
La Coldiretti della Toscana ha denunciato la grave situazione che si è venuta a creare per effetto degli attacchi di predatori perché sono sempre più numerosi gli allevatori toscani, che, non riuscendo a fronteggiare i continui e crescenti attacchi del lupo, decidono di cessare l'attività. Lo confermano - sottolinea la Coldiretti - i dati che arrivano dal Mugello, dalla Val d'Orcia e da molti altri territori toscani, dove la presenza del predatore, negli ultimi tempi, continua a crescere in modo esponenziale, tanto da essere ormai abbondantemente fuori controllo.
La proliferazione degli animali selvatici è un fenomeno che sta mettendo anche a rischio la vita quotidiana della popolazione in molti piccoli centri dove sono sempre piu' numerosi i casi di cinghiali che si avvicinano pericolosamente ai centri abitati. Oltre ai pericoli per la popolazione il fenomeno della moltiplicazione degli animali selvatici sta provocando gravi perdite economiche con i danni causati dalla fauna selvatica che quest'anno - secondo la Coldiretti - supereranno in Italia i 70 milioni di Euro stimati da un rapporto Eurispes.Secondo l'Istituto in Italia negli ultimi dieci anni, gli animali selvatici si sono quasi decuplicati, passando dai 123.000 esemplari degli anni a cavallo tra il 1990 e il 1995, all'attuale 1.000.000. Non solo. In aumento è anche il numero delle specie selvatiche, passato dalle settanta del 1991 alle centoquindici del 2000.
Un allarme che riguarda le imprese agricole, ma anche la società e l'ambiente. Per chi opera nelle aree montane e svantaggiate non c'è piu' la sicurezza di poter proseguire l'attività agricola, ma anche di circolare sulle strade o nelle vicinanze dei centri abitati. L'agricoltura - sostiene la Coldiretti - è oggi l'unica attività di impresa dove è possibile distruggere senza garantire i giusti indennizzi. E' quanto accade, purtroppo sempre più di frequente, con i danni da fauna selvatica. Cinghiali, daini, mufloni, nutrie, storni e molte altre specie, proliferate ben oltre i limiti, fanno quotidiane incursioni nei campi, devastando le colture. Tali animali sono considerati bene pubblico, ma i danni da loro causati vengono al massimo ritenuti ammissibili di essere indennizzati (e non completamente risarciti). Indennizzi che, oltretutto, arrivano in ritardo e che solitamente non coprono che la metà del danno economico subito dall'impresa, anche a causa dei guasti della malaburocrazia. La Pubblica Amministrazione - sottolinea la Coldiretti - deve mettere in campo da subito una serie di soluzioni, dai piani straordinari di controllo, per garantire la selezione e il prelievo degli animali in soprannumero, all'accelerazione delle procedure di rimborso dei danni, coordinando in maniera più efficace i diversi enti che sovrintendono alla gestione del territorio. Ma serve anche una volta per tutte in trasparenza un settore, quello della carne ottenuta dall'abbattimento dei selvatici, che - conclude la Coldiretti - a volte alimenta un'economia sommersa.

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