Decine di piccole e preziose produzioni autoctone rischiano di scomparire. Nella top list dei prodotti tipici toscani che a causa dei famelici cinghiali, caprioli, daini e storni potrebbero presto uscire per sempre di scena ci sono la fragilissima mela rotella della Lunigiana, la patata rossa di Cetica, quella di Santa Maria a Monte e Cutigliano, l’uva pollera nera presente nei soli vigneti tra Massa Carrara e Liguria, il farro monococco (considerato il padre di tutti i cereali) e le ben più note castagne del Monte Amiata Dop, il marrone Caprese Michelangelo Dop, il marrone del Mugello Igp fino alle farine Dop di neccio della Garfagnana e di castagne della Lunigiana fino al formenton otto file, una particolare varietà di mais prodotta attualmente da una decina di agricoltori. A fianco di queste fragilissime varietà, presenti in alcuni particolari porzioni del territorio e fortemente legate alla tradizione contadina locale, ci sono i danni persistenti alle coltivazioni preferite dai cinghiali e company come il mais, il grano, l’orzo ed altri cereali che rappresentano uno degli alimenti preferiti insieme ai frutti. Incalcolabile il danno alla biodiversità toscana. L’invasione degli ungulati ha già provocato 100 milioni di euro di danni negli ultimi cinque anni tra danni alle coltivazioni, ai terreni e alle strutture. Il 70% sono prodotti dai cinghiali. Sono i dati forniti da Coldiretti Toscana in seguito alla protesta in Piazza Duomo, a Firenze, dove 5mila agricoltori si sono ritrovati per chiedere di risolvere una volta per tutte il problema della presenza fuori controllo di ungulati e predatori. Impressionante anche il corteo di trattori, un centinaio, che sta presidiando il lungarno Aldo Moro. In Piazza Duomo, epicentro turistico di Firenze, Coldiretti ha portato anche dei cinghiali sulla scia dello slogan “vogliamo venire a vivere qui…”.
Coldiretti, che ha presentato un documento all’assessore regionale all’agricoltura, Marco Remaschi contenente i punti che hanno scatenato lo stato di agitazione, è scena nuovamente in piazza, dopo la clamorosa esperienza del 2008, per chiedere l’applicazione della legge obiettivo approvata dalla Regione Toscana e la conseguente riduzione del numero di ungulati che hanno ormai superato il mezzo milione. “E’ fondamentale che le istituzioni dimostrino, con atti concreti, che esiste una piena presa di coscienza della gravità della situazione ed una precisa volontà di utilizzare tutti i possibili strumenti di intervento, superando ogni incrostazione e complicazione di ordine burocratico ipotizzando, laddove necessario, anche modifiche dell’attuale legislazione. Nella vicenda ungulati – spiega Tulio Marcelli, Presidente Coldiretti Toscana - esistono interessi particolari, che in questi anni si sono consolidati; le istituzioni, la politica e le associazioni di rappresentanza devono sostenere e realizzare una svolta, guardando all’interesse generale della comunità toscana. L’agricoltura e la zootecnia non possono continuare a subire danni. L’obiettivo dell’attività agricola e di allevamento non è ottenere risarcimenti ma fare impresa producendo per i cittadini e non per animali selvatici e predatori. Vogliamo riprenderci il territorio da cui ungulati e predatori ci stanno progressivamente sfrattando”.
2 Agosto 2016
CINGHIALI IN PIAZZA DUOMO: “VOGLIAMO VIVERE QUI!”