Toscana flagellata da bombe d’acqua, allagamenti, trombe d’aria e grandine. Il 2023 si chiude con un evento estremo ogni due giorni dirigendosi a vele spiegate a classificarsi come l’anno più caldo di sempre. L’impatto degli sfasamenti climatici è ben evidente sull’agricoltura che è il settore economico più colpito con perdite di produzione, danni a strutture, mezzi agricoli ed infrastrutture ma anche ai terreni e pascoli a causa di smottamenti e frane che superano a livello nazionale i 6 miliardi. E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti Toscana sulla base degli eventi meteo estremi registrati dall’European Severe Weather Database. Gli eventi considerati violenti ed intensi sono stati nell’ultimo anno 183, il 10% in più rispetto al 2022: in un caso su due si è trattato di eventi legati a precipitazioni forti, abbondanti ed intense che hanno provocato anche allagamenti ed esondazioni disastrose. “Il 2023 è stato un anno molto duro, complicato e pieno zeppo di difficoltà per l’agricoltura. Uno dei più impegnativi che si ricordi. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – Sono ancora aperte le ferite dell’alluvione di novembre che ha seminato morte e distruzione tra Pistoia, Prato, Pisa, Livorno, Lucca, Massa Carrara, Siena e Grosseto ed ancora prima nell’Alto Mugello dove serviranno anni per curare le migliaia di frane e smottamenti. Il quadro che emerge oggi, analizzando le ultime annate agricole in considerazione degli eventi climatici, è di profonda incertezza per il futuro per le 52 mila imprese agricole regionali. Il ciclo delle stagioni sembra essere saltato; stiamo assistendo all’estremizzazione degli episodi meteorologici. Le frequenti anomalie climatiche portano con se, a fianco dell’effetto evidente e visibile di quella che è una stagiona siccitosa o eccessivamente piovosa sulle produzioni, una serie di problematiche connesse come l’esplosione dei patogeni che ha caratterizzato l’ultima annata: fattori che, messi insieme, riducono la nostra capacità di produrre cibo”.
Il caldo anomalo di inizio inverno sconvolge la natura e rischia addirittura di far ripartire le fioriture con il pericolo di esporre le coltivazioni ai danni di un prevedibile forte abbassamento delle temperature e la perdita dei raccolti senza dimenticare che se non arriva il freddo le popolazioni di insetti che causano danni alle colture potrebbero sopravvivere e svernare per attaccare i raccolti nella prossima primavera. La mancanza di neve sulle nostre montagne, oltre a danneggiare il turismo invernale, impedisce di creare le scorte idriche necessarie all’agricoltura.
Se da un lato l’agricoltura è il settore più danneggiato, dall’altro è anche il più impegnato per contrastarli. “I cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana - Un obiettivo che richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti, ed in questo senso la Regione Toscana sta andando nella direzione giusta fino alla nuova genetica green no ogm, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni resistenti e salvaguardare la fertilità dei terreni. Così come è altrettanto importante recuperare una parte dei 16 mila invasi già censiti nella nostra regione per raccogliere le acque piovane per poi rilasciarle nel momento del bisogno e semplificare la realizzazione di nuovi”.