Fiori più piccoli, raccolto in anticipo e produzione in calo (tra il 10% ed il 20%) a causa del terreno che è rimasto arido per lungo tempo per effetto delle prolungato periodo di assenza di precipitazioni e del caldo anomalo in autunno ma qualità salva per lo zafferano Made in Tuscany. Partita in anticipo, anche di due settimane in alcune aree della Toscana, la raccolta del fiore dell’oro rosso crocus sativus è alle battute finali. A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base di un monitoraggio tra le imprese agricole associate. Tra le regioni storicamente vocate alla coltivazione della spezia più pregiata e costosa del mondo (se ne hanno tracce già a partire dal Medioevo), in Toscana si coltivano tra i 6 ed i 7 ettari di zafferano, per lo più, con metodo biologico da piccole aziende agricole per una produzione tra i 60 ed i 70 chilogrammi. Il più famoso e pregiato è quello di San Gimignano Dop.
“Per lo zafferano, pianta abituato sia al freddo che alla siccità, è stata una stagione meno complicata rispetto ad altre colture. – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – La raccolta, che si sta avviando verso la conclusione, è andata bene alla luce delle molte problematiche climatiche. Negli ultimi anni la coltivazioni di questa straordinaria spezia, la cui essenza versatile e ricca di proprietà ha molte applicazioni ed usi, si è fatta largo nella nostra regione anche se siamo di fronte ancora ad estensioni molto ridotte e frammentate. Purtroppo, come molti alti prodotti del nostro Made in Tuscany di qualità, è oggetto di contraffazioni ed adulterazioni”.
L'importazione di zafferano (secondo recenti dati Istat) tra prodotto non tritato, non polverizzato e tritato o polverizzato risulta essere di circa 22.937.838 euro pari a 22.472 kg. Poca cosa è invece la produzione nazionale rispetto al fabbisogno. Secondo i dati dell’Associazione Zafferano Italiano, la superficie italiana coltivata a zafferano sarebbe pari a circa 55 ettari, per una produzione attorno ai 600 chilogrammi. “L’enorme volume di prodotto che arriva dall’estero per invadere il mercato italiano espone la spezia nostrano, che ha un costo decisamente più alto, al rischio di essere tagliata con un colorante o con altre essenze come la curcuma o il cartamo chiamato anche zafferano falso, o peggio ancora con sostanze chimiche che sono dannose per la salute. – spiega ancora il Presidente di Coldiretti Toscana - E’ necessario continuare a vigilare e tenere alta la guardia con più controlli per garantire i consumatori e i produttori evitando così che il prodotto che proviene dall’estero venga spacciato per italiano. Per evitare ogni pericolo consigliamo di acquistare zafferano certificato e di rivolgersi direttamente dai produttori e ai mercati contadini di Campagna Amica che si tengono in tutta la regione e che sono sinonimo di trasparenza, qualità, tracciabilità e sostenibilità”.
Con la raccolta in dirittura d’arrivo si va delineando il quadro generale e le differenze tra zona e zona. All’azienda agricola biologica “Officinali San Marco” di Asciano la raccolta è iniziata 15 giorni prima, intorno al 14 ottobre. “L’assenza di piogge, nel momento cruciale, ha inciso sulla produzione di fiori come del resto è stato per altre produzioni agricole. I fiori sono sani ma in numero minore rispetto ad una stagione media. – spiega la titolare Federica Zurli– Ci sarà meno prodotto ma ciò che importante è aver preservato la qualità: gli stimmi sono molto belli. Avremo un ottimo zafferano biologico”. Dalle Crete Senesi all’area fiorentina la situazione non è molto diversa. “E’ mancata quell’escursione termica fondamentale nel mese di settembre. Questo fattore ha determinato una minore germinazione del bulbo. – conferma Lorenzo Firenzani dell’azienda agricola Rossopuro di Castelfiorentino che produce anche Gin e Vermouth a base di zafferano – L’anomalia è stata una fioritura costante e non campanulare come accade solitamente”.
Non diversa è la situazione a Casciano in Val di Pesa all’azienda Podere La Briciola che ha sperimentato la coltivazione fuori suolo con vasche di tre metri per tre: “la selezione dei bulbi e la sperimentazione ci ha permesso di avere una produzione in linea con quella dello scorso anno. – spiega il titolare Marco Tucci – Più che il caldo o l’assenza di pioggia ad infastidire quest’annata è stata la presenza del fusarium, il fungo che aggredisce il bulbo e lo porta al marciume”. All’azienda Lazzari di Scarperia San Piero la mancanza di piogge ha influito sulla fioritura: “per dare il via al ciclo vitale ci vuole la pioggia che non arrivava mai. – spiega il titolare Alessandro Fiesoli – Quando ha piovuto c’è poi stata una fioritura rapida anche se minore rispetto agli altri anni”.
Inferiore alle aspettative invece la situazione in Lunigiana dove l’azienda il Fantabosco di Fosdinovo ha raccolto molto poco: “è colpa dei cambiamenti climatici. – spiega la titolare Naomi Dazzi - La Lunigiana è una terra piovosa e più fredda ma quest’anno non ha piovuto quasi mai e le temperature erano addirittura superiori in certi momenti rispetto alla costa. Ho provato anche ad irrigare ma non è servito a niente. Ho raccolto molto meno”.