L’inflazione non molla la presa e continua a preoccupare sempre di più le famiglie toscane. Decelera troppo lentamente la “curva” dell’indice dei prezzi al consumo dei generi alimentari e delle bevande analcoliche che a luglio 2023 si è assestata al 10,4%. La tanto attesa frenata dei rincari non c’è ancora stata e così ogni famiglia toscana, per mangiare, ha dovuto spendere nei primi sette mesi dell’anno 390 euro in più contro i 195 nei primi sette mesi del 2022. A dirlo è l’analisi di Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al mese di luglio 2023 che ha stilato la classifica delle città dove fare la spesa costa di più.
“L’inflazione sta rallentando molto lentamente e questo determina il perdurare della lunga fase di sofferenza per le famiglie. Il tasso inflazionistico dei generi alimentari del mese è di poco superiore a quello di un anno fa, quando era al 10%, dopo aver raggiunto lo scorso ottobre la vetta del 13,9%. Gli effetti delle misure messe in campo, a partire dal rialzo dei tassi da parte della BCE, non hanno ancora prodotto risultati evidenti sui prezzi e quindi per le tasche delle famiglie che sono costrette a spendere di più per acquistare di meno. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – A tenere ancora così alto il livello dell’inflazione sono diversi fattori che miscelati insieme danno vita alla tempesta perfetta: dalle ripercussioni dei numerosi eventi estremi sulla disponibilità di raccolti e produzioni agricole al caro gasolio le cui conseguenze sulla logistica arrivano a pesare anche un terzo del totale dei costi di frutta e verdura, dalle tensioni internazionali dovute alla guerra in Ucraina che destabilizzano i mercati finanziari fino alle speculazioni lungo la filiera che fanno anche triplicare i prezzi al consumo”.
Al primo posto tra i capoluoghi più cari c’è Grosseto (+12,7%) seguito da Livorno (+11,6%) e Pistoia (+11,5%). Poi ci sono Siena (+11,1%) e Massa Carrara (+11%). Subito sotto troviamo Lucca (+10,5%). Tre sono invece le province che mostrano un tasso inflazionistico per cibo e bevande inferiore alla media regionale: sono Firenze (+9,5%), Arezzo (+9,9%) e Pisa (+9,6%) che chiude la classifica. A rallentare la discesa dei prezzi e frutta e ortaggi, che a luglio sono cresciuti rispettivamente del 13,8% e del 19,8%, sono le conseguenze dei cambiamenti climatici e dei numerosi eventi estremi che hanno ridotto le disponibilità unite all’aumento della domanda. Emblematico il “caso” della frutta la cui richiesta è aumentata del 20% solo a luglio anche per effetto del grande caldo.
Dal campo alla tavola – spiega Coldiretti Toscana - il prezzo si moltiplica e non certo per colpa degli agricoltori che si accollano tutti i rischi e gli incrementi dei costi di produzione come concimi e mezzi tecnici, compreso quello per il gasolio per le pratiche agronomiche, che da più di un anno divorano i già risicati margini di guadagno. Più ci sono passaggi tra l’agricoltore ed il consumatore e più il costo di quel determinato prodotto aumenta, e questo avviene in condizioni normali, ma quando si inseriscono elementi straordinari come inflazione, fattorie climatici e quindi anche speculativi, il prezzo al dettaglio è ancora più instabile.
Per garantirsi prodotti freschi e di qualità il consiglio della Coldiretti Toscana è fare acquisti ripetuti in base alle esigenze giornaliere della famiglia in modo da tagliare gli sprechi senza accumulare prodotto che poi non si consuma, di verificare la provenienza italiana, acquistare prodotti locali che non devono subire grandi spostamenti, comprare direttamente dagli agricoltori o nei mercati contadini e non cercare per forza il frutto perfetto perché piccoli problemi estetici non alterano le qualità organolettiche e nutrizionali.