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20 Dicembre 2022
ENERGIA: STOP AL BASILICO IN SERRA E TAGLIO PRODUZIONE FIORI E PIANTE ENERGIVORE CON CARO BOLLETTE

Lo stop alla coltivazione di basilico in un’azienda floricola produttrice di piante aromatiche di Viareggio dopo venti anni di produzione interrotta è il punto estremo degli effetti sulle imprese agricole dell’esplosione dei costi energetici in particolare del gasolio e dell’elettricità necessari per riscaldare le serre ed alimentare gli impianti di illuminazione anche nelle ore notturne. Il ciclo invernale della coltivazione di basilico ha infatti bisogno di una temperatura costante di almeno 18 gradi per sopravvivere e di molte ore di luce per la fase di accrescimento: fattori che, in questo contesto, non sono più sostenibili per molte imprese costrette ad una forzata riduzione delle produzioni florovivaistiche più energivore tra il 10% ed il 15% o come nel caso del vivaio viareggino al blocco totale con conseguenze su fatturato ed occupazione. Tra le varietà energivore a rischio per il caro energia ci sono Stelle di Natale, lilium, crisantemina, ciclamino e rose. A denunciarlo è Coldiretti Toscana secondi cui il caso dell’azienda agricola di Viareggio è emblematico delle difficoltà di 2.500 imprese florovivaistiche che da solo vale 825 milioni di euro, più del doppio della Liguria. “Le aziende florovivaistiche sono le più penalizzate dagli straripanti rincari energetici. Il costo del gasolio è aumentato del 110% e questo rende non più sostenibile la coltivazione di varietà di fiori e piante il cui ciclo vegetativo ha bisogno di calore costante anche per molti mesi ma anche di illuminazione. – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – Le imprese stanno facendo fronte quasi interamente ai rincari per non essere tagliato fuori dalla rete commerciale. Le imprese non hanno alcuna certezze di fronte ai costi dell’energia elettrica e del gas, che stanno subendo fluttuazioni continue delle quotazioni con il rischio crack per i vivai ed effetti pesantissimi sull’occupazione”.

CARO ENERGIA, PRODUZIONI A RISCHIO NEI VIVAI TOSCANI: IL SERVIZIO DEL TGR TOSCANA

E se in altri settori si cerca di concentrare le operazioni colturali nelle ore di minor costo dell’energia elettrica – rileva Coldiretti Toscana - le imprese florovivaistiche non possono interrompere le attività pena la morte delle piante o la mancata fioritura per prodotti agricoli altamente deperibili. Le aziende florovivaistiche – evidenzia Coldiretti Toscana - stanno affrontando aumenti di costi a valanga, come +250% per i fertilizzanti, +110% per il gasolio, +15% per i fitosanitari contro i parassiti, +45% per i servizi di noleggio, secondo gli ultimi dati Crea. Ma gli incrementi colpiscono anche gli imballaggi – continua Coldiretti Toscana - dalla plastica per i vasetti dei fiori (+72%) al vetro (+40%) fino alla carta (+31%) per i quali peraltro si allungano anche i tempi di consegna, in qualche caso addirittura quintuplicati. E – sottolinea Coldiretti Toscana – sono esplose anche le spese di trasporto in un paese come l’Italia dove l’85% delle merci viaggia su gomma.

Se da una parte l’estensione anche a fabbricati e serre della riduzione dei costi del gasolio fino alla fine dell’anno insieme al credito di imposta per i costi energetici e del gas ed i 25 milioni di euro previsti dal decreto ministeriale per alleggerire l’impatto dei maggiori costi energetici delle serre per la produzione di fiori e piante da parte delle imprese florovivaistiche sono strumenti di sollievo importanti ed immediati Coldiretti Toscana chiede di fare presto per fissare un tetto dell’energia anche per far fronte alla concorrenza sleale tra paesi anche dell’Euro Zona. “Occorre combattere la concorrenza sleale di prodotti importati dall’estero facendo in modo che piante e fiori vendita in Italia ed in Europa rispettino le stesse regole su ambiente, salute e diritti dei lavoratori. – conclude il Presidente Filippi – E serve un tetto al prezzo dell’energia. Anche i cittadini possono aiutare la nostra economica scegliendo l’acquisto di fiori italiani, direttamente dai produttori o da punti vendita che ne garantiscano l’origine, per sostenere le imprese, l’occupazione e il territorio”.

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