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30 Aprile 2009
Febbre suina: gli allevamenti sono sicuri

Gli 8.000 allevamenti di suini, che, in Toscana, complessivamente vantano una consistenza di circa 170.000 capi, tanto da consegnare alla regione in settimo nella hit italiana della produzione, sono messi a dura prova dal terrorismo scatenato dal rischio pandemia. Eppure le carni suine, fresche o trasformate, prodotte in Toscana e, più in generale in Italia, sono assolutamente sicure e l’unico rischio che corrono è quello di essere travolte dall’arme ingiustificato, scatenato dalla febbre suina.
Di qui l’appello di Coldiretti: “continuare ad acquistare carne di maiale e salumi italiani senza cedere alla paura ingiustificata è un gesto di responsabilità per evitare di far chiudere senza ragione gli allevamenti e senza mettere a rischio  migliaia di  posti di lavoro”.

“Nel nostro paese – spiega il direttore di Coldiretti Toscana, Prisco Lucio Sorbo - gli allarmismi sono privi di fondamento se si tiene che, da almeno dieci anni, non vengono importati carne fresca e carne congelata o suini vivi dal Messico e che, in questi, non è stato riscontrato nessun caso di contagio di uomini o animali. A questo occorre aggiungere che l’aver puntato i riflettori sui suini e sulle loro carni ha contribuito a disorientare il consumatore, con un’informazione poco corretta. La malattia infatti non si trasmette all’uomo con il consumo di carni o insaccati bensì per via respiratoria. Il vero rischio che si corre in questo momento – dice ancora Sorbo – sono le paure ingiustificate che, anche nel passato, hanno diffuso psicosi e crolli dei consumi, e che sono costati migliaia di posti di lavoro e miliardi di euro al sistema produttivo. Per questo occorre adottare al più presto misure preventive già sperimentate con successo nel corso delle emergenze passate a partire dall’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della carne di maiale, come è accaduto per quella di pollo e per quella bovina, rispettivamente dopo le emergenze aviaria e mucca pazza. L'esperienza ha dimostrato che, la trasparenza dell'informazione e la rintracciabilità in etichetta sono il miglior modo per garantire i consumatori ed evitare la psicosi nei consumi”. 

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