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27 Gennaio 2025
ISTAT: NOSTRI AGRICOLTORI LEADER UE MA SERVE SOSTEGNO A IMPRESE

“I nostri agricoltori sono più bravi dei colleghi del vecchio continente ad estrarre valore aggiunto dalla produzioni agricole ed agroalimentari ma sono sempre più minacciati dall’instabilità dei mercati, dall’aumento dei costi, soprattutto quelli energetici che sono tornati a salire in questa prima parte di 2025, dalla concorrenza sleale e dai cambiamenti climatici”. E’ quanto afferma Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana commentando i dati dell’Istat sulla situazione nel settore primario, secondo le quali l’Italia vanta il primato nella Ue per valore aggiunto con oltre 42 miliardi di euro nel 2024. Un primato a cui la Toscana contribuisce con 90 produzioni agricole certificati tra Dop e IGP, il cui valore ha superato 1,4 miliardi, 474 produzioni agricole regionali tradizionali, 3,5 miliardi di prodotti esportati nel mondo, 50 mila imprese e 60 mila addetti ma a cui serve continuare a lavorare su infrastrutture strategiche come i bacini di accumulo e su una rete idrica efficiente oltre che affermare sempre di più il principio di reciprocità. Da qui la necessità di tenere alto il livello di pressing nei confronti soprattutto dell’Europa annunciando la “mobilitazione permanente” per presidiare alcune delle tematiche cruciali per il settore come le risorse della Pac ed il giusto reddito distribuendo in maniera più equa il valore lungo la filiera. Oggi solo 7 euro ogni 100 di spesa restano nelle tasche degli agricoltori.

L’agricoltura tricolore, grazie a un lavoro iniziato tanto tempo fa e che sta dando i primi risultati, è al primo posto in Europa per valore generato per ettaro, quasi 3000 euro, il doppio rispetto alla Francia e i 2/3 in più dei tedeschi, oltre alla leadership anche della qualità – rileva Coldiretti Toscana – e nel biologico con la Toscana che ha raggiunto tutti gli obiettivi europei con 7 mila imprese che hanno già abbracciato questo percorso, quasi il doppio rispetto a dieci anni fa. Pericoli che si stagliano anche sul turismo rurale, il cui successo è strettamente collegato alla cucina, alle produzioni locali e al paesaggio, con il maggior numero di strutture d’Italia, 5.600, un settore che fa scuola nel mondo e che ha contribuito alla resilienza di molte aziende soprattutto nelle aree marginali e più svantaggiate.

Una ricchezza, che genera solo in Toscana un Pil di 3,5 miliardi di euro, che va però difesa rispetto alle tante minacce che pesano sull’attività delle imprese agricole italiane, a partire dagli effetti dei cambiamenti climatici che nel 2024 hanno causato danni per 9 miliardi di euro, tra siccità, maltempo ed epidemie negli allevamenti, secondo l’analisi di Coldiretti. Un grave problema è rappresentato anche dall’aumento dei fattori di produzione, a partire dall’energia, che gravano sui bilanci, con i prezzi pagati agli agricoltori che spesso non riescono a coprire neppure i costi sostenuti. Un fenomeno aggravato dalla concorrenza sleale dei prodotti stranieri spacciati per italiani, spesso favoriti anche da accordi commerciali stipulati dall’Unione Europea, con l’ultima minaccia rappresentata dal Mercosur. Proprio l’arrivo in Italia di prodotti provenienti da altri Paesi che non seguono le stesse regole di produzione, rappresentano uno dei maggiori rischi per cui è necessario sempre più modificare il codice doganale sull’origine dei cibi che permette di far diventare un prodotto non italiano made in Italy e ottenere attraverso una raccolta firme a livello europeo lanciata da Coldiretti, l’etichetta su tutti i prodotti UE per garantire trasparenza ai consumatori e consapevolezza nelle scelte che fanno quando si trovano ad acquistare prodotti da portare sulle tavole.

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