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15 Luglio 2009
L’EOLICO UCCIDE LA FAUNA E DETURPA L’AMBIENTE

La Toscana con le sue 28 torri eoliche e i quasi 42 Mw di potenza sviluppata non è certo in cima alla graduatoria delle regioni più colonizzate dalle “pale”, ma la loro presenza comincia a farsi sentire e rischia di provocare danni ingenti all’ambiente, soprattutto se prenderanno forma tutti i progetti che, per ora, sono solo sulla carta. La segnalazione arriva da Coldiretti, che, oggi, insieme a Amici della Terra, Mountain Wilderness, Altura, Vas, Wilderness Italia, Movimento Azzurro, Comitato del Paesaggio, Comitato per la bellezza, Fareverde, Italia Nostra,  ha denunciato la speculazione dell’eolico e i palazzinari dell’energia, mettendo il dito in una piaga che, nel futuro, anche immediato, rischia di avere conseguenze devastanti, per territorio e paesaggio. “Lo sviluppo dell'energia eolica ha già trasformato in deserto un territorio grande quanto una autostrada di oltre 10mila chilometri inibito alla coltivazione e al pascolo per far spazio alle aree di rispetto di piu' di 3600 torri eoliche presenti in Italia, che si è classificata nel 2008 al sesto posto nel mondo con una potenza eolica istallata di 3750 MW, in aumento del 35 per cento in un anno”, ha detto Coldiretti, decisa a far emergere i danni irreversibili provocati dalla crescita vertiginosa dell'eolico sul paesaggio naturale, culturale e agricolo nazionale, ma anche sulle speculazioni e sullo spreco di denaro degli utenti per installazioni che non potranno fornire alcun contributo risolutivo al fabbisogno dell'energia. Le torri eoliche, alte fino a 100 metri con pale di 30, sono in grado di erogare una potenza fino a 1 MW con un’area di assoggettamento di 400 metri per ognuna, che, tradotto, significa perdita di 25.000 ettari di territorio, con effetti paesaggistici, ambientali ed economici che si estendono in una area ben più vasta e che potrebbero presto moltiplicarsi perché in previsione si parla di 10.000 MW di energia eolica già autorizzata, più altri 42.000 MW in istruttoria. La crescita dell'eolico in Italia - sottolinea la Coldiretti - è stata certamente favorita da una forte incentivazione finanziaria con contributi pubblici che sono stati erogati in modo squilibrato rispetto alle altre forme di energia rinnovabili, come il solare e le biomasse che, invece, presentano in Italia maggiori potenzialità. Il giudizio negativo si amplifica – precisa ancora l’organizzazione agricola – in assenza di procedure di approvazione sociale con un adeguato coinvolgimento delle comunità interessate. In particolare si ritiene importante, nella valutazione di impatto delle torri eoliche, un'analisi circostanziata dei costi-benefici che tenga in debito conto quale reale valore abbia l'integrità territoriale e paesaggistica per le imprese agricole ed agrituristiche.  Le linee guida richieste dalla normativa di settore, che devono essere emanate dalla Conferenza unificata di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dal Ministro per i beni e le attività culturali -, volte a disciplinare i procedimenti autorizzativi per gli impianti di produzione di elettricità da fonti rinnovabili e assicurarne un corretto inserimento nel paesaggio, devono, quindi, rappresentare uno strumento fondamentale per la programmazione territoriale. In attuazione di tali linee guida, infatti, le Regioni possono procedere alla indicazione di aree e siti non idonei alla installazione di specifiche tipologie di impianti. Nella versione predisposta è omesso, invece, qualsiasi riferimento all'impatto sulle componenti agricole del paesaggio e della biodiversità”, conclude Coldiretti, annunciando un’autentica strage di rapaci e migratori. “Questi animali sono le prime vittime delle pale eoliche. Se prenderà forma solo una piccola parte dei progetti annunciati si rischia di veder sparire dal nostro territorio Aquila Reale, Nibbio Reale, Falco Lardaio, Avvoltoio Grifone, in un periodo variabile tra i 5 e i 10 anni, una perdita inestimabile per tutto l’ecosistema toscano”.

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