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13 Gennaio 2011
L’UOVO TOSCANO E’ SICURO

L’uovo alla diossina non deve spaventare i consumatori toscani che hanno un’arma infallibile per portare in tavola la qualità italiana: il sistema di rintracciabilità, introdotto a livello comunitario già dal 1 gennaio 2004 e  che fornisce indicazioni precise sulla  provenienza del prodotto.
“La carta di identità che ci fornisce notizie precise sul tipo di allevamento da cui proviene e  sullo stato in cui è stato deposto e addirittura sul comune, sulla provincia e sull’allevatore è una garanzia che si è dimostrata efficace già di fronte a precedenti allarmi sanitari. Da Mucca Pazza che ha investito la carne bovina all’aviaria che si è abbattuta su quella di pollo: la rassicurazione dell’obbligo di dichiarare in etichetta l’origine del prodotto ha sconfitto le paure e ha fatto risalire i consumi, crollati di fronte alla psicosi”, dice il presidente di Coldiretti Toscana Tulio Marcelli.
Chi vuole può quindi scegliere il prodotto toscano, tanto più che la nostra regione vanta una produzione sufficiente per far fronte al fabbisogno della popolazione.
In Toscana infatti si contano 2800 aziende che complessivamente allevano circa 3 milioni di polli, 2 milioni da carne, 1 milione di ovaiole che depongono oltre 250 milioni di uova l’anno.
Diverso è il discorso per gli altri prodotti inquinati dalla diossina: carne suina, latte e latticini.
La Toscana infatti importa dalla Germania quantitativi significativi i di  maiali vivi da macellare e di carne suina, ma anche di latte e derivati.
I 700 mila quintali di latte bovino prodotti nella nostra regione e commercializzati in gran parte come latte fresco, infatti, vengono integrati con forti quantità di prodotti di importazione.
Ogni anno sono  tra latte, latticini e formaggi, approdano sul mercato toscano arrivano circa 1 milione di quintali di prodotto per un totale di oltre 2 milioni di quintali di  latte equivalente, la metà dei quali (1.100.000 circa) è di provenienza tedesca. La Germania guida come leader assoluta la hit delle importazioni, seguita, ma con un enorme distacco, da Polonia (da cui arrivano ogni anno oltre 300 mila quintali di latte equivalente) e Austria (che fornisce meno di 150 mila quintali di latte equivalente).
 Molti prodotti di importazione finiscono nel piatto del consumatore in modo subdolo e anonimo.
“Attualmente - spiega Roberto Maddè, Direttore di Coldiretti Toscana  - l'obbligo di indicare la provenienza in etichetta è in vigore solo per alcuni alimenti. L’etichetta però resta anonima per  la metà della spesa. Il ripetersi di emergenze alimentari, come l’ultima legata al latte e alle uova alla diossina, rende di vitale importanza garantire la trasparenza dell’informazione sui prodotti alimentari per un paese come l’Italia che è grande importatore di materie prime. Una legge nazionale è quanto mai urgente per sanare la carenza comunitaria sull’etichettatura che oggi più che mai si dimostra incomprensibile. Il via libera all’indicazione obbligatoria dell’origine è fortemente sostenuta dalla Coldiretti e dai  consumatori. Lo testimonia  un sondaggio di Coldiretti-Swg secondo  cui il 97 per cento degli italiani considera necessario conoscere il luogo di provenienza della componente agricola contenuta negli alimenti. Colmare questo ritardo è dunque un risultato importante nell'interesse degli imprenditori agricoli e dei cittadini.  Negli ultimi anni con la mobilitazione a favore della trasparenza dell'informazione, la Coldiretti è riuscita a ottenere l'obbligo di indicare la provenienza per carne bovina, ortofrutta fresca, uova, miele latte fresco, pollo, passata di pomodoro, extravergine di oliva ma l’obbligo deve essere esteso a tutti gli alimenti: dai formaggi ai salumi, dalla pasta ai succhi di frutta”.

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