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7 Dicembre 2011
MADE IN ITALY UNA PRIORITA’, REGIONE TOSCANA ALLEATA CON COLDIRETTI CONTRO CASO SIMEST

Il Consiglio Regionale della Toscana approva all’unanimità l’ordine del giorno per la difesa del vero
Made in Italy presentata da Coldiretti. La Regione Toscana al fianco degli agricoltori: a rischio vero Made in Italy e identità agroalimentare. Parmacotto, Lactialia e Simest nel mirino agricoltori. Tulio Marcelli, Presidente Regionale Coldiretti: “Caso Simest autogol Made in Tuscany”. 
           
Il Made in Tuscany è una priorità. E va difeso da ogni attacco e da ogni tentativo di svendita a buon mercato: anche dall’Italia stessa se necessario”. L’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio Regionale della Toscana dell’ordine del giorno sulla tutela del vero Made in Italy agroalimentare portato in discussione della Commissione Agricoltura presieduta dal Presidente Loris Rossetti, a poche ore di distanza dal maxi sequestro di prodotti alimentari biologici falsi e dai recenti fatti di cronaca di sofisticazioni e taroccamento, trova la piena soddisfazione di Coldiretti Toscana (info su www.toscana.coldiretti.it) impegnata nella valorizzazione e promozione, ma anche nella difesa dei prodotti simbolo del nostro paniere. “Ci stanno rubando l’anima dei nostri prodotti, il valore immateriale delle nostre produzioni – spiega Tulio Marcelli, Presidente Regionale Coldiretti – ci stanno scippando storia, tradizione, saperi arrecando danni per milioni di euro alle nostre imprese. Le grandi corporazioni e le grandi industrie del cibo sfruttano l’italian sounding per incrementare i fatturati. E’ una vergogna”.
Chiaro il riferimento al “caso Simest” più volte citato nel documento che Coldiretti ha presentato alla Regione Toscana che con la sua approvazione affiancherà la principale organizzazione agricola nelle iniziative necessarie per contrastare il fenomeno delle falsificazioni e della concorrenza sleale. Una condanna unanime nell’interesse, oltre che del territorio, delle imprese della filiera agroalimentare della nostra Regione.
Il caso Simest, la “Società italiana per le imprese all’Estero” finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all’estero controllata dal Ministero dello sviluppo economico), è finito nel mirino di Coldiretti: la Simest avrebbe infatti usato risorse pubbliche in maniera impropria finanziando direttamente o indirettamente la produzione o la distribuzione di prodotti alimentari – e con loro l’Italian Sounding - che non hanno nulla a che fare con il tessuto produttivo del Paese. Nel mirino sono finite aziende come la Lactialia e il Gruppo Parmacotto; in questo ultimo caso il Gruppo Parmacotto con il supporto di Simest ha già avviato negli Stati Uniti un progetto che ha portato all’apertura di un punto vendita monomarca a New York e prevede di strutturare una vera e propria catena di locali caratterizzati dall’offerta di prodotti Italian sounding e da lavoro “non italiano”. “Ma si venderanno alimenti realizzati con ingredienti e materie prime non italiane confezionati sul posto con etichette e marchi che evocano prodotti tipici della gastronomia italiana e delle specialità regionali – spiega Marcelli – il caso Simest è un autogol incredibile. L’Italia sta finanziando una delocalizzazione mascherata da internazionalizzazione”.
Un tema su scala nazionale (una memoria firmata dal Presidente Nazionale Sergio Marini è stata presentazione alla XIII Commissione permanente Agricoltura della Camera dei Deputati) molto sentito tra i produttori di vero “Made in Italy”, tanti anche in Toscana (pensiamo ai Doc, Dop e Igt, all’olio extravergine di oliva e al vino e ai tanti prodotti del paniere con respiro internazionale) che la principale organizzazione agricola è pronta a portare in tutte le sedi come stanno dimostrando le tante adesioni arrivate, in queste settimane, da amministrazioni, organizzazioni e associazioni che hanno fatto propria la battaglia in difesa del Made in Italy: “Bresaola, finocchiona, salame calabrese, soppressata, pecorino, toscanella: è evidente il danno che viene prodotto, anche al nostro territorio evocando denominazioni di territori e di prodotti che sono il frutto di secoli di storia, tradizione, impegno diligente della nostra gente – conclude Marcelli – così scippano l’anima della nostra agricoltura”. 

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