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18 Novembre 2011
Pistoia: produrre non può essere un lusso.

Ungulati. Produrre non può essere un lusso. Contenere il numero di animali selvatici vuol dire ridare dignità alle imprese agricole. La mobilitazione e le proposte di Coldiretti

Cinghiale porta a spasso i cinghialotti nel parco cittadino, di notte. Di giorno tocca agli umani frequentare la stessa meta. Accade a San Marcello Pistoiese. Nessun problema d'inverno. Ma d'estate? Col caldo il rischio che una zecca si attacchi su un bambino aumenta, con potenziali problemi sanitari più gravi.
Il numero eccessivo di ungulati (oltre a cinghiali, cervi, caprioli, mufloni, daini) ha modificato le abitudini di questi animali che si stanno urbanizzando. In tutta la Toscana, ed anche in altre regioni, il problema è importante. E se prima a subirne i danni erano essenzialmente gli agricoltori e qualche malcapitato automobilista, oggi i disagi potenzialmente riguardano tutti, anche chi non frequenta mai boschi e campi. E lo stesso ecosistema ne risente, perché se un cervo è un bellissimo animale ed il capriolo è simpatico, centinaia di ungulati su un territorio ristretto fanno male.
Lo specifico pistoiese. Il problema resta grave pure a Pistoia, anche per l'estensione della superficie boschiva, oltre il 60% del territorio, rispetto al già alto dato della regione Toscana (50%).
Con lo spostamento a valle, gli ungulati si aggirano anche nell'area vivaistica della pianura, ed un cervo che entra in un vivaio può provocare migliaia e migliaia di danni in pochissimo tempo. Nella collina, invece, la presenza in massa di ungulati, potrebbe pregiudicare la tenuta di molti muri a secco, di cui la provincia è ricca e che sono un 'baluardo' contro le frane.
Risarcimenti. Nonostante un canale diretto tra imprese agricole e Atc (Ambito territoriale caccia, che a Pistoia coincide con territorio provinciale) i tempi per i risarcimenti sono lunghi e l'entità del rimborso in passato è stata pari a poco più del 60% rispetto al danno accertato (dati 2009). Inoltre c'è una franchigia di 150 euro. Per il 2010, con i risarcimenti più vicini ai danni accertati (circa il 90%), le uscite ammontano a circa 90 mila euro in provincia di Pistoia. Ancora più complesso ottenere risarcimenti per il privato cittadino, coinvolto in un indegno rimpallo di responsabilità tra regione e provincia.

LA MOBILITAZIONE E LE PROPOSTE
Una situazione non sostenibile e denunciata da anni che, nonostante gli interventi effettuati, non ha trovato soluzione definitiva. Da qui la mobilitazione nazionale e toscana di Coldiretti, che ha avuto un primo appuntamento con la convocazione contemporanea dei consigli direttivi di tutte le provincie a cui hanno partecipato le istituzioni locali. All'appuntamento pistoiese erano presenti gli assessori provinciali Mauro Mari e Rino Fragai, i consiglieri regionali: Gianfranco Venturi, Antonio Gambetta Vianna, Roberto Benedetti.
Le proposte Coldiretti Toscana, varie ed articolate, sono state evidenziate ai rappresentati istituzionali pistoiesi, che hanno manifestato una forte condivisione rispetto a “proposte costruttive”, e hanno assicurato il loro impegno affinché trovino la corretta attuazione.
Diritto a fare impresa. Rispetto allo specifico pistoiese, il presidente di Coldiretti Pistoia Riccardo Andreini ed il direttore Francesco Sossi, con il sostegno dell'intero consiglio direttivo dell'associazione hanno evidenziato innanzitutto il diritto-dignità dell'impresa a produrre. Gli agricoltori mettono in conto che un 10% della produzione possa andare perduto a causa della presenza di animali selvatici, ma non è più tollerabile che un'impresa venga messa in ginocchio. Occorre ridefinire le aree vocate, tenendo conto del carico complessivo delle diverse specie. Ridefinire aree. Inoltre, sulle aree non vocate occorre che effettivamente ci sia la 'presenza zero' di ungulati: oggi molti uliveti figurano tra le aree vocate alla presenza dei cervi, che all'ulivo creano danni notevoli, a volte irreversibili.
Inoltre, occorre che le quote di abbattimento per ogni zona possano essere riviste durante l'anno e velocemente: un gruppo di cinghiali a distruggere un campo di ortaggi ci mette una notte.
Risarcimenti. I risarcimenti possono arrivare anche dopo 15 mesi da quando il danno è stato patito. Tra gennaio e marzo 2011, vista la carenza di cibo, cervi e caprioli hanno trovato nutrimento con i germogli delle piante di diversi vivai. Il vivaista vedrà il risarcimento parziale dei danni non prima del marzo 2012. Oltre che del tutto insufficienti a coprire i danni vivi ai frutti, non prendono in considerazione quelli alle strutture, come i muri a secco, e quelli alle piante: il cervo che mangia l'uva, rovina, forse per sempre la vite.
Occorre ridefinire i valori medi dei rimborsi per le varie colture, tenendo conto anche danni pluriennali, e velocizzare i tempi di erogazione.

IL DOCUMENTO DI COLDIRETTI TOSCANA

La Regione sta definendo il Piano regionale agricolo forestale (PRAF) all’interno del quale sono contenuti gli indirizzi per la gestione faunistico venatoria. Tali indirizzi dovranno puntare a superare l’emergenza. Le Province saranno chiamate a definire la programmazione a livello locale ed a mettere in atto le azioni per riportare il numero degli ungulati entro i limiti di sostenibilità ambientale e di compatibilità con l’attività agricola.

LE RICHIESTE ALLA PROVINCIA
- Definizione, nel proprio Piano Faunistico Venatorio, delle aree vocate sulla base dell’effettiva valutazione delle caratteristiche dell’area. All’intero del Piano Faunistico, si dovrà tenere conto delle colture presenti e dovranno essere escluse dalle delimitazioni quelle zone, anche se boscate, in cui in passato questi selvatici non erano presenti.
- Determinare le densità massime a fine stagione venatoria considerando il carico complessivo delle diverse specie, in modo da contenere il danneggiamento alle colture agricole ed il rischio per incidenti stradali.
- Rivedere, innalzando il tetto dei prelevamenti, gli obiettivi dei piani di abbattimenti per le diverse aree.
- Anticipare la data di inizio della caccia al cinghiale ed ampliare i periodi di caccia oltre i normali calendari in presenza di superamento delle soglie di densità sostenibile. A tal proposito dovrebbe essere introdotto il concetto di “immediato potere sostitutivo” che Regione e Province possono far valere nei confronti di chi non raggiunge determinati obiettivi (presenze, abbattimenti, danni, etc.).
- Censire, in modo corretto e puntuale, la presenza degli animali presenti affidando la responsabilità dei censimenti a “proprio” personale qualificato.
- Garantire efficaci interventi di controllo nelle aree non vocate in moda da perseguire l’obiettivo di “densità zero”. Da queste aree, quando presenti, gli ungulati dovranno essere allontanati tempestivamente. A tale scopo, in presenza di segnalazione di danni alle colture, dovrà essere autorizzato l’intervento diretto dell’imprenditore agricolo o di un suo incaricato, abilitato al controllo della fauna. Il problema deve essere “gestito” sull’intero territorio regionale, comprese le aree a divieto di caccia, dove oggi gli animali si rifugiano quando si apre la stagione venatoria. A tal fine si chiede che la gestione dell’art. 37 sia quanto più snello e immediato possibile, così come avviene in altre regioni italiane, anche limitrofe.
- Definire accordi con tutti i titolari della gestione delle aree a divieto di caccia per effettuare il controllo degli ungulati, prevedendo la possibilità di un intervento diretto dell’Amministrazione qualora gli obiettivi non siano raggiunti.
- Individuazione di soluzioni condivise con le aree a divieto assoluto di caccia (es. Parchi) che oggi sono il polmone di rifugio dei predatori che di notte, non avendo all’interno cibo a sufficienza, escono per “pascolare” devastando i terreni coltivati.
- Promuovere e realizzare intese con gli imprenditori agricoli interessati per l’istallazione di sistemi di prevenzione dei danni, sostenendone i relativi costi.
- Mettere in atto sistemi di controllo per limitare i danni alle colture provocati da storni e piccioni.
- Assicurare il diritto al risarcimento del danno in base alle stime che tengano conto sia del valore del prodotto perduto, che dei danni pluriennali o permanenti alle strutture produttive e agli impianti. Definire procedure più snelle e tempi certi di pagamento. Svincolare definitivamente il risarcimento dei danni dalle azioni di prevenzione dei danni che non sempre possono essere effettuate e/o sono prevedibili. Tutte le azioni e le attività di prevenzione (recinzioni, dissuasori, etc.) devono essere posti a totale carico dell’Ente pubblico o degli ATC.
- Prevedere una modalità di risarcimento dei danni che “prioritariamente” vada a preferire gli imprenditori agricoli professionali, quelli cioè che vivono prevalentemente con il reddito agricolo,
- Provvedere, entro i termini stabiliti, alle nomine per il rinnovo dei Comitati di Gestione degli ATC, individuando soggetti di provata competenza e, per quanto riguarda le rappresentanze delle organizzazioni, tenendo conto dell’effettiva rappresentatività delle organizzazioni stesse.

AZIONI
E’ ormai evidente che l’emergenza ungulati non è più sostenibile, e va affrontata senza ulteriori ritardi o rinvii. Da qui l’auspicio che le richieste formalizzate in questo documento dal mondo agricolo siano accolte e fatte proprie dall’Amministrazione provinciale nella definizione del Piano Faunistico e nei conseguenti atti di programmazione e gestione.
Coldiretti, a partire da oggi, metterà in campo tutte le azioni necessarie per far valere il diritto dei propri soci di “fare impresa”. A tale scopo saranno  utilizzati metodi e regole straordinari, con l’obiettivo di ripristinare un corretto  equilibrio faunistico e ambientale e aggredire una situazione non più gestibile.

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