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17 Gennaio 2022
S. ANTONIO: PANDEMIA FA SCOPPIARE VOGLIA DI COMPAGNIA A QUATTRO ZAMPE, MA NELLE STALLE TOSCANE SONO SPARITI QUINDICIMILA ANIMALI TRA MUCCHE E PECORE

Con la pandemia sono aumentati i toscani che vivono in compagnia di almeno un animale con la percentuale che è salita dal 33,6% del 2019 al 39,5% nel 2020 fino al 40,2% del 2021. Si tratta soprattutto di cani (43,6%) e gatti (35,1%) che aiutano molti italiani a sopportare meglio i momenti difficili dell’isolamento e della quarantena. Ma sono sempre di più coloro che, anche a causa della mancanza di spazi, scelgono animali più insoliti come roditori, pappagallini, pesci e tartarughe. A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base dei dati Eurispes in occasione della tradizionale benedizione di Sant’Antonio Abate, il Patrono degli animali. Quattro toscani su dieci accolgono gli animali nella propria casa dove molti sono costretti a stare a causa della forte ripresa dei contagi.

Molto diversa è invece la situazione nelle vecchia fattoria toscana dove in dieci anni si sono persi quindici mila capi tra mucche e pecore. Un addio che – precisa Coldiretti – ha riguardato soprattutto la montagna e le aree interne più difficili dove mancano condizioni economiche e sociali minime per garantire la permanenza di pastori e allevatori. Ad incidere, in maniera pesante, è l’emergenza ungulati con lupi e ibridi che colpiscono 500 volte all’anno greggi e mandrie provocando danni enormi ad un settore già molto fragile. A sparire, insieme  a mandrie e greggi, sono le stalle.

A rischio – denuncia la Coldiretti – c’è la straordinaria biodiversità delle stalle toscane dove solo il grande lavoro degli allevatori, unito alle azioni di politica comunitaria per la tutela delle venti razze considerate in via di estinzione, stanno ponendo un argine alla sparizione di alcune specie. Tra le razze considerate in pericolo ci sono, tra i suini, la cinta senese, la maremmana, la garfagnina, la pontremolese che ha visto, in pochi anni più che raddoppiare la sua popolazione passando da 39 capi a 109, la Calvana, il Mucco Pisano e la romagnola tra i bovini, tra gli ovini la Pomarancina, la Zerasca, l’Appenninica, la Garfagnina Bianca, la pecora dell’Amiata, la capra della Garfagnana e la capra di Montecristo mentre tra gli equini il cavallo maremmano, l’appenninico, il bardigiano, il cavallino di Monterufoli e l’asino dell’Amiata.

Gli animali custoditi negli allevamenti – sottolinea Coldiretti – rappresentano un tesoro unico al mondo che va tutelato e protetto anche perché a rischio non c’è solo la biodiversità delle preziose razze, ma anche il presidio di un territorio dove la manutenzione è garantita proprio dall’attività di allevamento, con il lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali. “Per questo quando una stalla chiude – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana - si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni”. A sostegno del rilancio della zootecnia toscana Coldiretti ha schierato, con ottimi risultati, il progetto “Toscana Toscana” ideato da Agrozootecnica Toscana che valorizza le razze autoctone da carne.

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