“Con invasi e laghetti diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con l’ambiente, è possibile salvare e recuperare fino al 50% dell’acqua piovana che oggi va dispersa. L’ostacolo principale al piano da noi sostenuto non sono le risorse, ma la burocrazia che scoraggia gli investimenti privati e rallenta la realizzazione delle opere pubbliche. L’agricoltura ne ha bisogno ora, non tra dieci anni”: a dirlo è Coldiretti Toscana in riferimento all’intenzione dal Governatore della Regione Toscana, Eugenio Giani di chiedere al Governo lo stato di emergenza con il 90% del territorio che si trova in uno stato di siccità estrema secondo il rilevamento dell’Anbi Nazionale insieme alla volontà di semplificare, attraverso una legge regionale speciale sul modello del Ponte Morandi di Genova, la realizzazione dei laghi artificiali salva agricoltura. Richiesta che Coldiretti aveva avanzato proprio al Governatore Giani in occasione di un incontro lo scorso 28 giugno. “L’ 89% dell’acqua piovana che cade durante tutto l’anno non viene recuperata. Laddove invasi e laghetti esistono l’emergenza siccità è più lontana e la capacità produttiva è molto superiore. Al Governatore, quando ci siamo visti la scorsa settimana, abbiamo manifestato la necessità, non più rimandabile, di una legge speciale per i laghetti artificiali a basso impatto ambientale. La strada è quella giusta ma dobbiamo essere rapidi. – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – Di fronte alla tropicalizzazione del clima è necessario organizzarsi per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi per renderla disponibile nei momenti di difficoltà come quelli che stiamo vivendo con sempre più frequenza. Per questo servono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini e utilizzando anche le ex cave per raccogliere l’acqua piovana. Allo stato attuale le imprese agricole rischiano, hanno già perso o compromesso, il 30% dei raccolti”.
L’impatto della siccità con mesi di assenza di pioggia come è nel caso della maremma dove i giorni siccitosi sono quasi 70 e dove si è toccata la temperatura di 40 gradi, la più alta per il mese di luglio dall'inizio delle osservazioni (1951) secondo il Consorzio Lamma, ha gravi conseguenze sulle decisive fasi vegetative delle colture stagionali con rese agricole con cali medi del 30% nel 2022 per il mais e per il grano ma anche sull’importante settore della frutticoltura, sull’olivicoltura che inizia a mostrare i primi segnali di preoccupante stress, sulla zootecnia con un calo della produzione del latte nell’ordine del 20%. Ma le alte temperature con medie ben superiori alla media del periodo, unite all’aridità dei terreni e ai venti, favoriscono gli incendi con il mese di giugno che ha fatto registrare più del doppio dei roghi rispetto all’anno scorso (+126%) ed il maggior numero di ettari bruciati dal 2010 (195 ettari). A facilitare l’innesco dei roghi è anche l’abbandono dei boschi, il degrado e la scarsa manutenzione dei terreni marginali che sono diventati giungle a causa della chiusura delle aziende agricole e dell’indispensabile presidio dell’uomo. Ogni rogo – sottolinea Coldiretti Toscana – costa agli italiani oltre diecimila euro all’ettaro fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici in un arco di tempo che raggiunge i 15 anni.