Più della metà (57%) delle esportazioni agroalimentari toscane, circa 1,9 miliardi di euro, interessano i Paesi dell’Unione Europea che vengono raggiunti principalmente attraverso i valichi alpini con l’88% delle merci che viaggia infatti su gomma. E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Toscana sugli effetti dei limiti alla circolazione lungo le frontiere dopo il crollo in seguito ad una frana avvenuto nella valle della Maurienne che ha portato alla chiusura del traforo stradale del Fréjus e a gravi limitazioni alla circolazione. Una situazione che – sottolinea Coldiretti Toscana – pone in una posizione di rischio il record dell’export agroalimentare Made in Tuscanyche ha superato i 3,3 miliardi di euro nel 2022 e che è cresciuto del 5% nel primo trimestre dell’anno in corso.
Dalla frutta alla verdura, dai formaggi ai prosciutti il caos dei trasporti ai valichi di frontiera mette a serio repentaglio soprattutto le merci deperibili che per la loro corretta conservazione non possono affrontare gli allungamenti dei tempi di trasporto e per le quali è strategico abbreviare il più possibile l’intervallo fra il momento della raccolta e l’arrivo sugli scaffali per la vendita. E’ quindi necessario – spiega Coldiretti Toscana - intervenire nell’immediato con accordi che consentano di ridurre al minimo i disagi ma occorre anche investire sulla logistica in termini infrastrutturali per aggredire il gap di competitività che penalizza il sistema economico nazionale rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea. In Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro/ chilometro, più alto di nazioni come la Francia (1,08 euro/chilometro) e la Germania (1,04 euro/chilometro, ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est come la Lettonia, la Romania o la Polonia secondo l’analisi di Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga (www.divulgastudi.it).
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