Il vino si farà dove oggi si raccolgono castagne e marroni. Le viti si coltiveranno sulle montagne e Dioniso, dio greco della vite, potrà farci ben poco. Non è una provocazione ma l’avvertimento degli studiosi ì secondo cui l’impatto di temperature sempre più torride, lunghi periodo di siccità, eventi estremi improvvisi e scarsità d’acqua rischia non solo di modificare le strutture dei vini, i sapori ed i loro profumi, ma, da qui al 2050, ancora peggio di sfrattare progressivamente la viticoltura da quei territori che per secoli sono stati straordinariamente vocati e sono stati la fortuna dei vini toscani e dei territori che li esprimo. Una “delocalizzazione” epocale per un settore che, più di altri ha tutto da perdere: non restare inermi di fronte a questi possibili scenari è il messaggio che Coldiretti Toscana e Vigneto Toscana hanno lanciato al Vinitaly durante un incontro che si è tenuto a Casa Coldiretti (area Canalgrande) al quale hanno partecipato scienziati ed esperti.
“Il nostro obiettivo è fornire strumenti concreti alle aziende vitivinicole toscane - ha esordito da Casa Coldiretti la presidente di Coldiretti Toscana e Vigneto Toscana, Letizia Cesani – Abbiamo bisogno di individuare varietà più resilienti che possono abituarsi a condizioni climatiche diverse da quelle attuali, alle malattie che ne conseguono Tra le proposte, che tengono unite produttività e sostenibilità, ci sono sicuramente le tecniche di evoluzione assistita (TEA) a cui guardiamo con grande interesse: in questo senso c’è molta attesa per la sperimentazione in campo della prima piantina di Sangiovese Tea, in fase di realizzazione dal Crea, così come rivitalizzare la ricerca ed il ricorso alle selezioni massali che consiste nella ricerca di quelle varietà che hanno subito in maniera naturale e spontanea delle mutazioni per adattarsi e che anche in questa vendemmia appena trascorsa hanno dimostrato di essere immuni a fitopatie e salvaguardano la biodiversità aziendale. Ricerca e sperimentazione sono strumenti chiave in questa sfida per la sopravvivenza di un settore che vale un terzo del Pil agricolo regionale e molto di più in termini di immagine e turismo. Certamente il patrimonio viticolo regionale si salvaguarda anche attraverso la presenza di infrastrutture per il recupero delle acque piovane come gli invasi, più agricoltura di precisione per ridurre l’uso degli input agricoli e degli sprechi, progettualità sul lungo periodo”.
All’incontro ha partecipato la vice presidente ed assessora all’agroalimentare, Stefania Saccardi che ha anticipato la disponibilità di risorse sulle misure di complemento 2023-2027 consapevoli anche che il settore vino non investe in maniera proporzionale al suo valore sulla sperimentazione e sull’innovazione. “Non possiamo far finta di trovarci di fronte ad un fenomeno transitorio, sporadico, eccezionale, perché significherebbe voltarsi dall’altra parte. Siamo di fronte a dei cambiamenti con cui dobbiamo fare i conti e negarli è il modo peggiore per affrontarli. – ha detto la vice presidente – Siamo pronti a trovare le risorse necessarie ed insieme agli organismi scientifici, all’Università, all’Accademia dei Georgofili e alle imprese ad intraprendere un percorso che possa dare le risposte migliore per innovare e sperimentare salvaguardando il nostro patrimonio”.
All’evento, moderato da Angelo Corsetti (Direttore Coldiretti Toscana), hanno partecipato inoltre Francesco Ferreri (Coordinatore Consulta Vitivinicola Nazionale Coldiretti) Enrico Bachechi (Fondatore di AMPELS), Riccardo Velasco (Direttore Centro Ricerca Viticoltura ed Enologia del CREA), Gennaro Giliberti (Dirigente Assessorato Agricoltura Regione Toscana).