L’Unione Europea apre le porte ai miscugli ottenuti da vini provenienti da diversi Paesi comunitari. E’ questo l’allarme lanciato dalla Coldiretti nel sottolineare che l’ultima proposta di regolamento applicativo dell’Unione Europea in discussione prevede la possibilità di etichettare con la dicitura generica “vino comunitario” che potrà essere utilizzata per camuffare sotto noti marchi aziendali di uno stato vini provenienti in realtà in tutto o in parte da altri paesi dell’Unione.
In sostanza - sottolinea la Coldiretti - è possibile importare vino sfuso a basso costo da altri paesi meno vocati nella produzione per miscelarlo con quello nazionale per poi venderlo sotto marchi aziendali Made in Italy e magari riportando con grande evidenza in etichetta anche il nome del vitigno che richiama a produzioni territoriali di fama, come previsto dalla recente riforma dell’organizzazione comune di mercato.
Si tratta di un evidente inganno che punta alla omologazione verso il basso e va contrastato con forza dall’Italia dove dopo il grande percorso di valorizzazione qualitativa, la nuova sfida per le imprese - sostiene la Coldiretti - è quella di esaltare le differenze e presentare negli scambi commerciali non solo vini ma un intero territorio fatto del patrimonio genetico dei suoi vitigni, delle sue ricchezze endogene, del clima, di paesaggio, di testimonianze artistiche e naturali.
8 Settembre 2008
VINO: COLDIRETTI CONTRO UE CHE APRE AI MISCUGLI