In queste zone le nostre aziende agricole segnalano - sottolinea la Coldiretti - che numerosi caprioli stanno arrecando gravi danni alla viticoltura. La brucatura dei giovani germogli delle viti, infatti, impedisce il normale sviluppo vegetativo, limitando fortemente la produzione di grappoli e bloccando anche lo stato di crescita delle piante di vite.
La Coldiretti dopo aver segnalato il problema nei mesi scorsi alle autorità responsabili ha adesso chiesto formalmente e con urgenza l'adozione di misure drastiche di riduzione del numero dei caprioli sul territorio senese. C’è la necessità - precisa la Coldiretti - di riportare la densita' e la presenza dei cervidi a numeri sostenibili per il territorio. Secondo i dati forniti dall'amministrazione provinciale di Siena, al 31 marzo 2009, sono stati 5.667 i caprioli abbattuti relativamente alla stagione 2008-2009.
Secondo una analisi della Coldiretti a livello nazionale cinghiali, cervi e lupi provocano hanno provocato in Italia danni per 70 milioni di euro in un anno, causando migliaia di incidenti stradali e devastando strutture e colture agricole. L'allarme riguarda - sottolinea la Coldiretti molte regioni del sud, centro e nord Italia con lupi, cervi, cani selvatici e gruppi di cinghiali guidati da animali fino di oltre 150 chili di peso che stanno “invadendo” campi coltivati, centri abitati e strade dove rappresentano un grave pericolo. Un fenomeno che, con morti e feriti, sta mettendo anche a rischio la vita quotidiana della popolazione in molti piccoli centri. Per chi opera nelle aree montane e svantaggiate non c'è piu' la sicurezza di poter proseguire l'attività agricola ma anche di circolare sulle strade o nelle vicinanze dei centri abitati.
L'agricoltura - sostiene la Coldiretti - è oggi l'unica attività di impresa dove è possibile distruggere senza garantire i giusti indennizzi. E' quanto accade, purtroppo sempre più di frequente, con i danni da fauna selvatica. Cinghiali, daini, mufloni, nutrie, storni e molte altre specie, proliferate ben oltre i limiti, fanno quotidiane incursioni nei campi, devastando le colture. Tali animali sono considerati bene pubblico ma i danni da loro causati vengono al massimo ritenuti ammissibili di essere indennizzati (e non completamente risarciti). Indennizzi che, oltretutto, arrivano in ritardo e che solitamente non coprono che la metà del danno economico subito dall'impresa, anche a causa dei guasti della malaburocrazia.
Per questo Coldiretti ha richiesto che, quando non risultino efficaci le misure di prevenzione e gli strumenti ordinari di gestione della fauna selvatica esercitati da sindaci e prefetti quale intervento di protezione civile e ordine pubblico, si ricorra a mezzi straordinari come il controllo faunistico inteso come attività di contenimento numerico, di allontanamento e di eradicazione della fauna che si renda necessaria per il soddisfacimento di un primario interesse pubblico, esercitata dall'autorità dei Prefetti quale intervento di pubblica sicurezza.