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11 Febbraio 2023
AMBIENTE: MAL’ARIA, PIU’ ALBERI PER RAGGIUNGERE OBIETTIVI 2030 SU QUALITA’ DELL’ARIA

Più alberi mangia-smog contro l’inquinamento atmosferico delle città toscane e raggiungere così gli obiettivi della direttiva UE sulla qualità dell’aria previsti entro il 2030. C’è ancora molto da lavorare in Toscana nonostante la situazione sia, se pur molto lentamente, in miglioramento. Nessuno dei capoluoghi di provincia ha superato i limiti di concentrazione media annuale di PM10 nel 2022 (40 µg/mc) ma solo tre capoluoghi, Livorno, Massa e Siena sarebbero promossi se domani entrasse in vigore la direttiva europea (20 µg/mc). A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base del rapporto Mal’Aria di città 2022 di Legambiente che ha evidenziato una diminuzione delle medie annuali degli inquinanti atmosferici nel periodo 2011-2021 all’interno di un range 3-5%, mentre quelle necessarie per il raggiungimento degli obiettivi al 2030 sono del 2-23% per quanto riguarda le PM10. Le più distanti dal risultato sono Lucca, capoluogo con la concentrazione media annuale più alta della regione di PM10 (26 µg/mc) che dovrebbe ridurre le concentrazioni del 23%, poi Pistoia del 17%, Firenze del 15%, Prato del 13%, Pisa e Arezzo del 9% ed infine Carrara del 2%.

Per Coldiretti Toscana un valido ed importante aiuto per raggiungere gli obiettivi di qualità dell’aria può arrivare dagli alberi anti smog in grado di catturare quasi 4000 chili di anidride carbonica (CO2) nell’arco di vent’anni di vita, bloccando anche le pericolose polveri sottili PM10 e abbassando la temperatura dell’ambiente circostante durante le estati più calde e afose in una regione dove si contano appena 17,5 alberi ogni 100 abitanti ed appena 23,5 quadrati di verde urbano a testa. Dall’Acero riccio alla Betulla verrucosa, dal Ginkgo Biloba al Bagolaro, dal Frassino comune all’Ontano nero, dal Tiglio selvatico all’Olmo anche nel proprio giardino è possibile ripulire l’aria da migliaia di chili di anidride carbonica e sostanze inquinanti come le polveri PM10 che causano 90 mila decessi prematuri all’anno.

Al primo posto tra le piante mangia smog – spiega Coldiretti Toscana – c’è l’Acero Riccio che raggiunge un’altezza di 20 metri, con un tronco slanciato e diritto e foglie di grandi dimensioni, fra i 10 e i 15 cm con al termine una punta spesso ricurva da cui deriva l’appellativo di “riccio”: ogni esemplare è in grado di assorbire fino a 3800 chili di CO2 in vent’anni e ha un’ottima capacità complessiva di mitigazione dell’inquinamento e di abbattimento delle isole di calore negli ambienti urbani. A pari merito, con 3100 chili di CO2 aspirate dall’aria, ci sono poi la Betulla verrucosa, in grado di crescere sui terreni più difficili e considerata albero sacro presso i Celti e le tribù germaniche, e il Cerro che può arrivare fino a 35 metri di altezza. Il Ginkgo Biloba che è un albero antichissimo le cui origini risalgono a 250 milioni di anni fa, oltre ad assorbire 2800 chili di CO2 vanta anche – sottolinea Coldiretti Toscana – un’alta capacità di barriera contro gas, polveri e afa e ha una forte adattabilità a tutti i terreni compresi quelli urbani. Fra gli alberi anti smog troviamo il Tiglio, il Bagolaro che è fra i più longevi con radici profonde e salde come quelle dell’Olmo campestre. Il Frassino comune – spiega Coldiretti Toscana – è un altro gigante verde che può arrivare a 40 metri mentre l’Ontano nero è il piccolino del gruppo con un’altezza media di 10 metri ma che nonostante le dimensioni ridotte riesce a bloccare fino a 2600 chili di CO2 e a garantire un forte assorbimento di inquinanti gassosi. Ed infine la Farnia, uno degli alberi del futuro secondo i vivaisti pistoiesi, che può raggiungere un altezza che va dai 25 ai 40 metri. È utilizzata in svariati contesti, anche grazie alle diverse varietà presenti in commercio che si differenziano per i diversi portamenti. Può trovare spazio infatti in filari, come esemplare singolo, nei parchi e giardini pubblici e per la formazione di barriere.

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